Stiamo consumando poco olio, in gran parte italiano, mentre l’industria olearia sta continuando gli acquisti di olio europeo ed extra Ue per far fronte alle ridotte scorte di extravergine.
Questo il quadro che emerge dal report mensile che l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha appena diffuso, riportando i dati dello scorso mese di febbraio.
Eccoli in sintesi: nei serbatoi d’Italia sono presenti 313 mila tonnellate di olio, di cui 230 mila extravergine (quello italiano è pari a 130 mila tonnellate), poco meno di 5 mila tonnellate di vergine e ben 75 mila tonnellate tra lampante, olio di sansa di oliva ed olio di oliva raffinato. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno abbiamo dunque 50 mila tonnellate in meno (erano infatti 363 mila al 28 febbraio 2022), un calo di oltre 13 punti percentuali quasi interamente dovuto al minor extravergine italiano (-42 mila tonnellate). In compenso sono raddoppiate (da 5 mila a 10 mila) le tonnellate di olio extra Ue rispetto ad un anno fa. Spicca infine l’aumento di olio di oliva, vale a dire quello rettificato, che è pari a quasi 20 mila tonnellate il 25% in più rispetto non solo allo stesso periodo del 2022, ma anche rispetto a gennaio scorso.
Poco meno dell’80% dell’olio è detenuto da cinque regioni: svetta ovviamente la Puglia con oltre 109 mila tonnellate, seguita da Toscana (53 mila), Umbria (31 mila), Calabria (27 mila) e Sicilia (21 mila).
Tra le Dop e gli Igp è Terra di Bari ad avere le giacenze maggiori (oltre 7 milioni di litri, pari al 34% dell’olio certificato), seguita da Val di Mazara (13,1), Toscano (12,5) e Sicilia (12,4). Di olio biologico i serbatoi italiani detengono poco meno di 39 mila tonnellate.
Tra scorte e consumi di olio, un quadro con luci ed ombre
Nei serbatoi 313 mila tonnellate, 50 mila in meno rispetto ad un anno fa
EconomiaMercato alimentare in Italia
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