Alzi la mano chi non ha tifato, o quantomeno non abbia parteggiato per il Marocco in questa seconda fase dei Mondiali di calcio! Ma come per il calcio, la favola del Marocco è bella da raccontare anche per l’olio di oliva. E se sabato in Qatar la formazione marocchina si giocherà la finale tra il terzo e quarto posto con la Croazia, in campo olivicolo quel gradino mondiale del podio è lì a due passi e presto, magari non quest’anno, potrebbe contenderselo proprio con l’Italia, o più probabilmente con la Turchia o la Tunisia (atteso che la Spagna si conferma incontrastata leader e per questa annata la Grecia sale al secondo posto).


Inoltre, con il supporto dell’Unione Europea, le istituzioni locali e la Fao hanno condotto sessioni di formazione e campagne di sensibilizzazione sull’olio d’oliva nelle regioni produttrici del paese, con migliaia di agricoltori e frantoiani che hanno partecipato ai corsi e agli eventi sia su tecniche agronomiche che di estrazione dell’olio. Sempre secondo la Fao la strada da fare è ancora lunga, ma i progressi sono costanti. Ed anche per quanto riguarda l’olio di qualità e le sue proprietà salutistiche, aumenta la sensibilità di operatori e consumatori, sia per una costante campagna di promozione, sia perché, come paese musulmano, i marocchini credono nei benefici dell’olio d’oliva, perché di olive e di olio si fa menzione più volte nel Corano.
Maurizio Loroni, responsabile commerciale Pieralisi nel paese del nord Africa: “È una realtà in profonda evoluzione e, gli antichi metodi agricoli che ancora sopravvivono nelle regioni più estreme del paese, stanno lasciando il passo a moderne tecniche colturali laddove si concentrano i nuovi allevamenti di olivi. Nei territori dove maggiori sono stati gli investimenti, come quello nelle regioni di Fes-Meknes o di Marrakech, la meccanizzazione sta coinvolgendo tutte le attività agronomiche degli oliveti. Anche per i frantoi si sta assistendo ad un profondo ricambio. Qui partivamo da circa 11 mila impianti, la stragrande maggioranza dei quali arcaici, le cosiddette maâsra, con l’asino a girare le presse e l’olio prodotto, di mediocre qualità, utilizzato per l’autoconsumo dall’agricoltore e dai suoi parenti. Oggi ve ne sono almeno 500 che hanno sistema continuo a due o tre fasi con decanter orizzontale ed altrettanti semimoderni con presse idrauliche. È un processo lento ma costante che sta coinvolgendo almeno un buon 30% dell’olivicoltura marocchina. E Pieralisi ovviamente fa la sua parte, perché accanto alla resa, assolutamente prioritaria, sta prendendo campo anche il concetto di qualità. Molti oli di questo paese del nord Africa hanno vinto premi prestigiosi ed il maggior valore aggiunto dato da un extravergine di qualità anche qui viene fortemente percepito da un crescente numero di produttori”.
La favola del Marocco, tanto nel calcio quanto nell’olio
Mercato alimentare nel mondo
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