Le anomalie nel mercato dell’olio extravergine di oliva ed i sospetti di turbativa dei prezzi legati alle importazioni nordafricane non trovano riscontri concreti tali da giustificare l’avvio di verifiche.
Lo ha detto vicepresidente esecutiva per la Transizione pulita, giusta, e competitiva della Commissione europea, Teresa Ribera in risposta ad una interrogazione presentata da Fratelli d’Italia. “La situazione cui fanno riferimento gli onorevoli deputati sembra essere dovuta a singole decisioni degli operatori di mercato” ha sottolineato la Ribera, la quale ha aggiunto che, sul tema dell’olio extravergine, “la Commissione non è a conoscenza di elementi dai quali si evinca l’esistenza di un coordinamento al fine di concludere accordi di fissazione dei prezzi”. Motivo per cui “la situazione non giustifica un’indagine in materia di concorrenza” ai sensi delle regole dell’Unione europea.
Ad ogni modo, ha assicurato, la Commissione “naturalmente rimane disponibile a ricevere qualsiasi altro elemento pertinente sulla questione”.
Insomma, si al monitoraggio, ma nessun provvedimento perché non giustificato dallo stato degli atti. Gli europarlamentari di Fdi – Stefano Cavedagna, Carlo Fidanza, Nicola Procaccini, Sergio Berlato e Francesco Ventola – a nome dei conservatori (ECR) avevano sollevato il tema con una interrogazione con la quale, sottolineavano, “nelle ultime settimane si sarebbe registrato un brusco calo del prezzo dell’olio extravergine d’oliva nelle piazze di Brindisi, Taranto e Lecce, sceso fino a circa 9 euro al chilo, nonostante le limitate giacenze e i costi di produzione elevati”. Parimente, sostenevano gli europarlamentari, dal Nord Africa giungevano “consistenti flussi di olio con prezzi sensibilmente inferiori, da influenzare i mercati sia italiano che spagnolo.”
Elementi, questi, a parere della Commissione europea non suffragati da prove che potessero dar vita a qualsiasi avvio di verifiche.
