La tensione nel mercato tunisino dell’olio d’oliva è palpabile. L’eccellente raccolto nel paese vicino, unito alle difficoltà nell’esportazione di olio d’oliva sfuso negli Stati Uniti, ha spinto i massimi funzionari del governo tunisino a emanare una Dichiarazione Congiunta volta a stabilizzare i prezzi e promuovere il commercio internazionale dei loro oli extravergini di oliva.
Nell’ambito del monitoraggio dell’andamento della campagna di raccolta e trasformazione delle olive per la stagione agricola 2025/26, e al fine di garantire il successo di questa stagione, proteggere il sistema produttivo e garantirne l’equilibrio, tenendo conto degli interessi di tutti gli attori, in particolare dei piccoli agricoltori, il 23 dicembre il Ministero dell’agricoltura, delle risorse idriche e della pesca e il Ministero del commercio e dello sviluppo delle esportazioni hanno concordato di stabilire un prezzo di riferimento per la commercializzazione dell’olio d’oliva.
Pertanto, alla vendita dell’olio d’oliva presso il frantoio verrà applicato un prezzo di riferimento variabile di 10 dinari al chilogrammo. Tale prezzo verrà aggiornato settimanalmente e ogniqualvolta necessario.
È importante notare che il dinaro tunisino è attualmente scambiato a 0,29 €. A questo prezzo, bisogna aggiungere un ulteriore 4%, circa 50 €, per il trasporto dell’olio dal frantoio all’esportatore: una tonnellata x 0,29 € x 1,04 + 50 = 3.066 €/tonnellata.
Se aggiungiamo il margine dell’esportatore e i dazi doganali, il prezzo di vendita ammonterebbe a 3.150 €/t, il prezzo minimo in uscita dalla Tunisia. Questo prezzo potrebbe senza dubbio avere un impatto significativo su altri paesi produttori come Spagna, Italia e Grecia, che si troverebbero a fronteggiare la pressione dell’offerta tunisina.
Tratto da www.olimerca.com



















