“È un progetto che basa la propria impalcatura sulla sostenibilità e sul farm to fork, che garantirà il consumatore non solo sulla qualità della produzione e sulla piena tracciabilità, ma anche per certificargli che tutti i passaggi di lavorazione sono stati fatti nel rigoroso rispetto delle norme che tutelano il lavoratore e l’ambiente. E per tutti i produttori coinvolti rappresenta una grande opportunità commerciale per aumentare i volumi di vendita attraverso la piena valorizzazione delle loro olive e dell’olio che ne deriva”.

Attraverso tale accordo di filiera interregionale i soggetti aderenti potranno effettuare investimenti negli oliveti, nei frantoi, nella realizzazione di impianti per la valorizzazione dei sottoprodotti e la produzione di energia, nella logistica, nell’e-commerce. Dal 40 al 50% il contributo pubblico per le spese ammissibili, per un investimento minimo di 100 mila euro per gli interventi connessi alla produzione primaria (nuovi oliveti, costruzione o ammodernamento edifici rurali, acquisto di macchinari per impianti irrigui o energetici) e di 400 mila euro per quelli legati alla trasformazione e commercializzazione (strutture, impianti, macchinari e attrezzature).
“Il bollino Aifo che caratterizzerà l’olio messo in vendita da questo contratto di filiera – continua Cassandro – sarà sinonimo di piena sostenibilità, permettendo al consumatore di avere tutta una serie di informazioni utili sul prodotto, a partire dal fatto se l’olio è biologico o in produzione integrata, con la certificazione ministeriale della rete della legalità, con un sistema di tracciabilità che si basa sulla tecnologia blockchain e soprattutto con l’ulteriore certificazione di sostenibilità ISCC Plus, uno degli standard più ricercati dalla grande distribuzione”.
E c’è un ulteriore valore aggiunto che questo contratto di filiera offre: “La piena riconoscibilità di questo marchio – aggiunge Cassandro – sarà trasmessa in una campagna di comunicazione in ambito nazionale che, come prevede il bando, durerà ben quattro anni”.
Il progetto, che si avvale del supporto scientifico del Crea e del Distretto Tecnologico Abruzzese, guiderà le aziende in un percorso di sostenibilità e ricerca che passa dal disciplinare di produzione a strumenti di agricoltura di precisione, con l’obiettivo di ridurre l’impatto idrico, gli interventi antiparassitari e tutte quelle azioni che rappresentano costi inutili per l’ambiente e le produzioni. “Non mancheranno – aggiunge Cassandro – azioni per valorizzare gli scarti di lavorazione, come un impianto di produzione di biometano da realizzare tra Andria e Canosa, oltre ad interventi per potenziare la logistica in una logica di stoccaggio intelligente che avrà anche come effetto quello di calmierare gli effetti speculativi.
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