È certamente una novità nel panorama olivicolo la scelta di Unapol (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) di aggregare sotto un unico brand – La Finezza – le produzioni delle varie OP regionali, caratterizzandone la specificità con i rispettivi monovarietali.
Un marchio che Unapol deteneva da tempo, ma sul quale da un paio di anni si è deciso di investire in maniera importante, nella piena consapevolezza che la valorizzazione dei singoli territori, riuniti in un brand commerciale di qualità a valenza nazionale, potesse effettivamente dare quel valore aggiunto alla parte agricola della filiera che normalmente resta la più penalizzata.
Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, come sta andando questo progetto?
“C’è grande attenzione da parte del mercato. È un segnale importante che ci dà fiducia. Stiamo operando su fiere, video pubblicitari, iniziative di promozione e conoscenza. È un lavoro costante che, alla lunga, paga”.
Come si caratterizzano le produzioni?
“L’obiettivo di fondo è chiaro: Unapol sta dalla parte degli olivicoltori italiani, dunque la Finezza vuole raccontare le loro storie, fatte di sudore, sacrifici, passione, amore per la terra, portando sulle tavole oli genuini e di alta qualità. Non solo monocultivar, per intenderci, ma anche Dop, Igp e 100% italiano con le rispettive fragranze di fruttato leggero, medio ed intenso. Il tutto con raccolta, lavorazione e conservazione che restano gli unici passaggi che compie il nostro olio, grazie anche alla garanzia della filiera Unapol che supporta gli olivicoltori con controlli agronomici e qualitativi, ma anche con corsi di formazione”.
Restiamo ai monocultivar, una scelta certamente impegnativa considerando le tante varietà presenti!
“Partiamo da un dato: il settore olivicolo italiano, oltre ad essere economicamente strategico per la sua importanza in termini di import ed export, rappresenta un patrimonio di agro-biodiversità tra i più ricchi al mondo. Vantiamo una forte caratterizzazione territoriale che si esprime in oltre 500 monocultivar, una fotografia che ci mostra quanto sia variegata la realtà dell’olivicoltura nel nostro Paese. E il patrimonio olivicolo-oleario, non dimentichiamolo, contempla storia, cultura, tradizioni, tutela dell’ambiente. Noi abbiamo cominciato con otto monocultivar: Coratina dalla Puglia, Biancolilla e Cerasuola dalla Sicilia, Ravece Marinese ed Ortice dalla Campania, Carolea e Tondina dalla Calabria e Nera di Colletorto dal Molise. A questi si aggiungono una linea di fruttati commercializzata con la linea Le Coccarde, la Dop Umbria Colli Assisi e l’Igp Sicilia”.
Come vedono questa operazione gli olivicoltori associati Unapol?
“Con notevole interesse. Avere il conferimento delle olive assicurato e vedersi riconoscere il giusto prezzo grazie ad un prodotto di fascia medio alta, sono elementi che danno stimolo a lavorare per puntare sempre alla migliore qualità. E questo, tra l’altro, ad Unapol permette di declinare al meglio il valore della sostenibilità sotto il profilo sociale, economico e ambientale.
Aggiungo: proprio grazie alle sollecitazioni che giungono dai nostri associati, stiamo valutando la possibilità di ampliare la gamma di monocultivar, introducendo nuove varietà che puntano a valorizzare i territori di riferimento. Unapol del resto, aggrega ben 18 organizzazioni di produttori con oltre 25 mila aderenti in ben dieci regioni del centro-sud Italia, dunque le varietà su cui puntare non mancano di certo”.