Se il grido d’allarme viene da una persona tradizionalmente misurata come il presidente dell’Associazione frantoiani della Puglia, Stefano Caroli (nella foto), c’è davvero da essere preoccupati: “Nella regione che garantisce quasi la metà dell’olio italiano, quest’anno il crollo produttivo è pesantissimo, con punte del 70% in meno rispetto allo scorso anno in molti areali. E non è questo il solo problema”.
Presidente Caroli, andiamo con ordine: non si parlava di una riduzione del 30%?
“Erano le prime stime, forse prudenzialmente tenute basse. L’attacco della mosca di queste settimane e della lebbra in diverse zone hanno aggravato una situazione già critica. Se riusciamo ad arrivare alla metà della produzione dello scorso anno, sarebbe già un grande risultato. Ma la vedo dura”.
E l’altro problema a cui accennava?
“I costi di produzione dell’olio. I frantoi hanno già di per sé spese fisse che ripartiscono nelle olive che lavorano. Se le olive sono poche, è chiaro che il costo di produzione di ogni singola tonnellata aumenta significativamente. Senza contare il caro bollette. Sappiamo tutti che i frantoi sono aziende fortemente energivore. Con tutti questi costi a quanto dovremmo vendere l’olio all’ingrosso? Rischiamo davvero di avere spese enormi e serbatoi che restano pieni perché l’industria olearia correrà dietro ai bisogni delle famiglie che, di fronte anche loro al caro bollette, non guarderanno la qualità negli scaffali, ma al prezzo più basso che è quasi sempre quello straniero. Molti colleghi si stanno domandando se è il caso di aprire o meno. Perché rimanere strozzati dalle spese e rischiare il fallimento è un attimo. E se chiudono i frantoi va in crisi uno dei settori portanti dell’economia pugliese”.
Che fare?
“Come associazione chiederemo un incontro in Regione. Lo faremo insieme alle altre due associazioni qui presenti, perché bisogna restare uniti. Occorrono sforzi pubblici importanti, come quelli fatti in Germania. Se non si aiuta la filiera, la situazione implode. È un dovere della Regione sostenere l’olivicoltura che è una specificità della Puglia, dà lavoro a decine di migliaia di persone, incide significativamente nel Pil regionale. Mai in passato ci siamo trovati ad affrontare una situazione come questa”.
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