Estate calda e umida, infezioni fungine in agguato per l’olivo

Le malattie fungine rappresentano una delle principali minacce per l’olivicoltura, influenzando negativamente la produttività e la qualità delle olive. Ecco le più diffuse
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L’estate iniziata particolarmente calda, unita a punte di elevata umidità, potrebbe aver portato già dalla metà del mese di luglio condizioni favorevoli allo sviluppo di infezioni fungine sull’olivo. È fondamentale valutarne così i rischi e adottare strategie preventive e di controllo per limitare i danni.

La protezione fitosanitaria dell’olivo richiede un approccio che tenga conto della biologia dei patogeni fungini, delle condizioni ambientali e delle possibili soluzioni, agronomiche e chimiche. Le malattie fungine rappresentano una delle principali minacce per l’olivicoltura, influenzando negativamente la produttività e la qualità delle olive. In contesti climatici caratterizzati da umidità elevata o piogge persistenti, queste fitopatie tendono ad aggravarsi, facilitando la loro diffusione e la virulenza.

La difesa da questi miceti si basa su una combinazione di pratiche agronomiche corrette, un monitoraggio fitosanitario continuo e un utilizzo consapevole e mirato di prodotti chimici e biologici.

I patogeni più diffusi

Occhio di pavone

Tra i patogeni fungini più diffusi e dannosi per l’olivo si ricordiamo Spilocaea oleagina, agente dell’Occhio di pavone, che si manifesta con macchie tondeggianti e brunastre, circondate da un alone giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Queste lesioni compromettono la fotosintesi, provocando una caduta precoce del fogliame e un progressivo indebolimento della pianta.

Altro patogeno di rilievo è Colletotrichum spp., responsabile dell’Antracnosi o Lebbra dell’olivo, che colpisce prevalentemente le drupe in fase di invaiatura causando marciumi, cascola e, nei casi più gravi, alterazioni organolettiche dell’olio. La capacità di alcune specie di Colletotrichum di sopravvivere in forma endofitica e latente rende particolarmente complessa la gestione di questa patologia.

Pseudocercospora cladosporioides, agente della Piombatura, è una minaccia significativa in ambienti con limitata ventilazione e alta umidità, soprattutto al Centro e Nord Italia, dove provoca la formazione di macchie grigio-piombo sulla pagina inferiore delle foglie e conseguenti defogliazioni.

A livello del legno e degli organi interni, fungono da minaccia patogeni come Verticillium dahliae, fungo che si insedia nei vasi xilematici, si sviluppa nel suolo e penetra attraverso le radici, causando avvizzimenti improvvisi, soprattutto in suoli pesanti e con irrigazioni non controllate.

Anche i patogeni della famiglia delle Botryosphaeriaceae, in particolare le specie di Neofusicoccum, stanno acquisendo sempre maggiore importanza. Questi funghi colonizzano i tessuti attraverso ferite di potatura o grandine, causando cancri rameali, disseccamenti localizzati e perdita di vigoria. In condizioni di scarsa drenaggio o ristagni idrici si possono osservare attacchi di Phoma spp., responsabili di necrosi fogliari e marciumi a livello del colletto, mentre i patogeni del genere Phytophthora, pur appartenendo agli oomiceti, provocano marciumi radicali e collassi dell’intera pianta compromettendo l’assorbimento idrico e determinando un progressivo deperimento.

La gestione fitosanitaria

potatura olivo
Il ruolo della potatura

La gestione fitosanitaria deve basarsi innanzitutto su misure preventive agronomiche, tra cui una potatura razionale volta ad arieggiare la chioma e a ridurre l’umidità interna, oltre a garantire un corretto drenaggio del terreno e intervenire tempestivamente sulle ferite, che rappresentano un’importante porta d’ingresso per i patogeni lignicoli. Un monitoraggio costante della vegetazione consente di individuare tempestivamente i primi sintomi, permettendo interventi più mirati e meno frequenti.

Dal punto di vista chimico, l’impiego dei fungicidi rameici rimane una strategia tradizionale ma efficace. Formulazioni come Ossicloruro, Idrossido o Ossido di rame, poltiglia bordolese, come ad esempio Disperss® Blu, creano una pellicola protettiva sulle superfici vegetali e sono ammesse anche in agricoltura biologica. La loro efficacia è massima se utilizzate in via preventiva, preferibilmente nelle fasi di prefioritura o dopo la raccolta, con dosaggi tra 1,3 e 2 kg/ha; tuttavia, il loro uso deve essere valutato con attenzione per il rischio di fitotossicità e accumulo nel suolo.

Un’alternativa valida è rappresentata dalla Dodina (es. Syllit 544 SC), una molecola amminica con elevata capacità di penetrazione e resistenza al dilavamento, efficace anche in condizioni climatiche instabili. La Dodina si utilizza generalmente in prefioritura e nel periodo autunnale, con un intervallo di sicurezza ridotto. Le strobilurine, come Azoxystrobin e Trifloxystrobin, agiscono inibendo la respirazione mitocondriale dei funghi e grazie alla loro sistemicità sono efficaci anche in condizioni avverse; il loro impiego è consigliato a dosi comprese tra 0,5 e 1 l/ha.

I triazoli, tra cui Tebuconazolo e Difenoconazolo, agiscono bloccando la biosintesi dell’ergosterolo, un componente essenziale della membrana cellulare fungina, offrendo azione preventiva e curativa. A causa, però, della possibile insorgenza di resistenze, il loro uso deve essere gestito con rotazioni e cautela.

Tra le soluzioni innovative, i fosfonati, in particolare il Fosfonato di potassio, suscitano interesse per la doppia azione diretta sul metabolismo fungino e di stimolo alla risposta di difesa della pianta attraverso l’attivazione della resistenza sistemica acquisita; le dosi consigliate variano tra 2 e 3 l/ha, e si raccomanda l’uso in miscela con altri formulati.

La difesa biologica

Sul fronte della difesa biologica, crescono le soluzioni microbiologiche a basso impatto ambientale, come il Bacillus subtilis, esempio Serenade Asso. Questo battere si distingue per la capacità di colonizzare le superfici fogliari e produrre metaboliti antifungini come iturina, surfactina e fengicina, che danneggiano direttamente le pareti cellulari dei patogeni. Questo microrganismo è inoltre efficace nel contenimento di alcune batteriosi, rappresentando una risorsa preziosa in agricoltura biologica.

Meritano attenzione, tra le soluzioni naturali che stimolano le risposte immunitarie della pianta, gli elicitori a base di chitosano puro, ottenuti dalla fermentazione di Aspergillus niger, come Kitomani®.

Tra i mezzi naturali, lo zolfo elementare, ad esempio il Thiopron®, rimane efficace contro più funghi patogeni, sebbene debba essere usato con cautela in condizioni di alte temperature per evitare fitotossicità. Il bicarbonato di potassio, privo di residui, agisce modificando il pH della superficie fogliare, risultando utile in olivicoltura biologica. L’olio di Neem, estratto dai semi di Azadirachta indica, è un prodotto multifunzionale che agisce sia contro funghi che insetti senza impatti negativi su ambiente e insetti utili.

Troviamo poi delle sostanze emergenti a base di olio essenziale di arancio dolce, ad esempio il PREV-AM® PLUS, che non è specificamente registrate per l’olivo, ma potrebbero mostrare delle potenzialità promettenti. Ancora la proteina BLAD® contenuta nel PROBLAD®, un estratto da semi germinati di lupino dolce, che interferisce con processi vitali dei funghi inibendone rapidamente la crescita. Anche questo prodotto non è registrato per l’olivo, ma potrebbe diventare in futuro una nuova strategie di difesa a basso impatto ambientale.

La conoscenza approfondita della biologia dei patogeni, l’adozione di pratiche agronomiche virtuose, la rotazione dei principi attivi e la selezione mirata dei prodotti rappresentano la chiave per garantire la sostenibilità, l’efficacia e la produttività degli oliveti nel lungo periodo.

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Tags: in evidenza, olivicoltura, olivo

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