L’azoto e il fosforo sono macroelementi essenziali per la nutrizione dell’olivo e nei mesi estivi la loro gestione è delicata, a causa delle elevate temperature, della scarsità d’acqua.
Proprio per la limitata disponibilità di acqua, vi è una ridotta attività dell’apparato radicale, che fatica ad assorbire nutrienti e a mantenere la pressione osmotica, inoltre, scarseggia l’ossigeno perché il suolo, secco e compatto, limita la penetrazione dell’aria, così diminuisce la concentrazione di ossigeno disponibile per le radici.
A questo si aggiunge che, con il caldo intenso, sia i microrganismi del suolo che le radici aumentano la loro respirazione provocando un accelerato consumo di ossigeno che, come abbiamo visto, non è rimpiazzato.
In questo modo le radici più vecchie tendono a lignificarsi o suberificarsi, riducendo, così, le loro funzioni. Il caldo intenso e la siccità, rallentano l’attività enzimatica e microbica del suolo, ostacolando l’assorbimento dei nutrienti, soprattutto nei terreni calcarei e argillosi dove il fosforo retrograda formando composti poco solubili.
Durante l’estate, però, l’olivo attraversa fasi fenologiche fondamentali, come l’ingrossamento del frutto, l’indurimento del nocciolo e l’inizio della differenziazione delle gemme a fiore per la produzione dell’anno successivo.
L’assorbimento dell’azoto
In queste fasi, il fabbisogno di azoto può superare il 25% dell’intero apporto annuale, mentre il fosforo diventa cruciale per sostenere i processi energetici, la fotosintesi e la sintesi dei composti fenolici nel frutto.
L’azoto è assorbito principalmente sotto forma di nitrato, ammonio o urea. Il nitrato è immediatamente disponibile, ma facilmente soggetto a lisciviazione. L’ammonio è più stabile ma può risultare fitotossico ad alte concentrazioni.
L’urea necessita dell’intervento dell’enzima ureasi per diventare assimilabile, processo prodotto dai microrganismi del suolo, che scompongono l’urea in ammoniaca e poi in ione ammonio ed è questa la forma assimilabile dalle radici.
Durante l’estate, però, l’attività dell’ureasi si riduce, rendendo conveniente l’uso di fertilizzanti a base di urea stabilizzata con inibitori.
Gli inibitori dell’ureasi sono sostanze in grado di rallentare i processi di trasformazione dell’azoto, ne migliorano l’efficienza d’assorbimento, riducono la volatilizzazione dell’urea.
Tali soluzioni si trovano in fertilizzanti come Urea NBPT, Entec® NP 25-15, Vibelsol® (ritardante in ammoniaca), NovaTec®, formulati per un rilascio controllato.
L’assorbimento del fosforo
Per favorire l’assorbimento estivo del fosforo nei diversi tipi di suolo, è utile utilizzare fertilizzanti ad alta solubilità come i fosfati monoammonici, apportano sia azoto ammoniacale sia fosforo subito disponibile. Grazie al loro pH, leggermente acido, questi fertilizzanti risultano efficaci anche nei terreni alcalini, dove il fosforo tende a bloccarsi. Soventi questi fertilizzanti sono arricchiti con microelementi, come zinco e magnesio, la loro distribuzione fogliare va considerata come integrazione dell’apporto al terreno di fosforo.
I microfertilizzanti
Abbiamo poi i microfertilizzanti, che contengono principalmente azoto e fosforo e possono includere polifosfati o fosfiti, sostanze che stimolano l’attività dell’apparato radicale, migliorando lo sviluppo delle radici. Inoltre, rinforzano le difese naturali della pianta contro le alte temperature e altri stress ambientali. Alcuni, come i fosfiti, hanno anche un effetto fitosanitario indiretto, stimolando la risposta immunitaria della pianta. I fosfati rappresentano la forma standard di fosforo nutritivo, facilmente utilizzabile per la crescita e lo sviluppo della pianta, soprattutto per radici e fioritura. I fosfiti, invece, non sono direttamente assimilabili come fonte nutritiva, ma agiscono come biostimolanti e induttori di resistenza contro stress e patogeni.
La loro efficacia, anche in terreni non irrigui, dipende dalla presenza di sostanze come acidi umici o formulazioni che migliorano la mobilità e disponibilità del fosforo, anche in condizioni ambientali difficili.
Arricchiti con zinco e magnesio, questi prodotti migliorano l’attività radicale e rafforzano le difese della pianta contro lo stress termico, come i prodotti NovaTec® P-Plus, Fosfactyl®, PHC® Micropower P o formulati con acidi umici complessati con fosforo risultano efficaci anche in impianti non irrigui. A questi si affiancano le soluzioni italiane di FCP Cerea, come Leaf P-Ca: fosforo e calcio in sinergia per stimolare lo sviluppo radicale e la qualità delle olive; NaturBlack e BioMaster, con acidi umici per migliorare la disponibilità dei nutrienti, Reactive P e Futura P, contenenti fosforo in forme altamente assimilabili, Febo Mix e StimUp: biostimolanti e microelementi per sostenere la pianta in condizioni di stress.
L’applicazione fogliare di azoto organico
In condizioni di stress idrico, l’applicazione fogliare di azoto organico – come amminoacidi, peptidi e idrolizzati proteici – rappresenta un’opzione valida per sostenere l’attività metabolica. Queste molecole penetrano rapidamente nella foglia, migliorano l’equilibrio osmotico e promuovono la fotosintesi anche in situazioni di disidratazione.
L’efficacia potrebbe aumentare quando associate a sostanze osmoprotettive, come la glicina betaina, il mannitolo, o a estratti lignocellulosici come il distillato di legno che contiene acido acetico, tannini, polifenoli e composti organici. che favoriscono la permeabilità delle membrane cellulari, l’assorbimento e la traslocazione interna dei nutrienti.
In estate, la chiave della fertilizzazione non sta, pertanto, nella quantità di fertilizzante, quanto nella sua forma, nel momento di applicazione e nella tecnica utilizzata.
Un approccio preciso è fondamentale per supportare la produttività dell’olivo senza compromettere la salute delle piante e la qualità del raccolto.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli