Giorgio Pannelli: “In raccolta e post raccolta suggerisco che…”

"Da eretici potare in questa fase, prevenzione tutto l'anno"
Tecnica e Ricerca
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Giorgio Pannelli

In questi giorni in cui gli oliveti sono cosparsi di reti, uomini e mezzi, una chiacchierata con Giorgio Pannelli, divulgatore scientifico e punto di riferimento dell’olivicoltura italiana (nella foto) è sempre istruttiva. Perché accanto a frasi ad effetto, del tipo “potare durante la raccolta è da eretici”, vi sono alcuni consigli pratici, o forse sarebbe meglio dire riflessioni ad alta voce, che sono utili ascoltare per tutti, olivicoltori esperti e principianti.

Dottor Pannelli, che ci dice di questa raccolta?
“Che per la massima efficienza di qualsiasi sistema di raccolta la pianta deve esprimere al massimo il naturale potenziale produttivo, con frutti concentrati nella porzione inferiore di chioma, dove gli addetti alla raccolta (ed anche alla potatura) trovano le migliori condizioni operative. Per i più distratti segnalo che olivo e produttore hanno analoghi interessi vivendo il primo per la massima produzione di semi, il secondo per la massima produzione di frutti. Sembra evidente, quindi, l’opportunità di operare in condizioni di armonia e rispetto reciproco, da cui il convinto suggerimento di adottare la forma di allevamento a vaso policonico che consente il miglior compromesso tra le esigenze fisiologiche dell’olivo e quelle economiche del produttore.

L’obiettivo si realizza facilmente sostenendo le naturali esigenze di espansione della chioma, con cui la pianta consegue il miglior equilibrio tra attività vegetativa e produttiva. Necessita, però, limitare l’affermazione delle porzione superiore di chioma riducendola alle sole cime delle branche primarie, per favorire l’affermazione della porzione inferiore dove si potrà concentrare l’attività produttiva.
Le cime, necessarie per la migliore funzionalità della pianta, incidono ben poco sul risultato produttivo ed a coloro che lamentano la loro eccessiva altezza con relativi, eventuali problemi di raccolta, suggerisco di guardare la luna e non il dito…”

In fase di raccolta meccanica quali danni rischia maggiormente la pianta?
“Il danno più grave è sicuramente lo scortecciamento del tronco ad opera della pinza del vibratore. Questo va evitato da un lato con la corretta manutenzione della pinza e dall’altro con la perizia nella esecuzione della manovra. I tempi di intervento sono molto importanti per cui suggerisco di accettare rese di raccolta variabili tra l’80 ed il 90% del prodotto limitando a 10/12 secondi ed a 2 o 3 impulsi tempi e modalità di raccolta. Il desiderio di recuperare anche la restante produzione pendente prolungando tempi e modi dell’intervento, comporta il rischio di danni alle strutture legnose, alle cime ed alla futura produzione, ben superiori ai potenziali benefici economici”.

Ed invece, con gli altri strumenti di raccolta?
“La raccolta con agevolatori risulterà semplificata per la vicinanza dei frutti agli operatori e per l’assenza di legno nella zona fruttifera dove i pettini potranno esprimersi con la massima efficienza. In ogni caso, una volta terminata la raccolta, suggerisco la somministrazione di prodotti rameici, tanto più in questa epoca di cambiamenti climatici. Temperature costantemente miti insieme ad umidità atmosferica costantemente elevata sono condizioni ideali per l’inoculo del micelio dei funghi parassiti. L’occhio di pavone è il caso più emblematico, in grado di provocare la caduta anticipata delle foglie con la conseguente necessità delle piante di ripristinare gli organi elaboranti a discapito della futura produzione. Proprio per questo sostengo che il rame vada somministrato frequentemente durante tutto l’anno addirittura, laddove possibile, nei mesi dispari (coincidenti con i periodi di maggiore vulnerabilità) escludendo, al massimo, il mese di gennaio. Il rame è anche un antibatterico per cui i benefici si trasferiscono anche nella prevenzione verso la rogna per effetto della riduzione della carica batterica sull’albero. Ovviamente, tenuto conto delle normative che limitano l’impiego del rame in agricoltura, suggerisco l’utilizzo di prodotti a basso dosaggio somministrati con limitati volumi di acqua per ettaro”.

Di potatura ora, meglio non parlarne, giusto?
“Va premesso che le olive andrebbero raccolte da chi pota le piante e viceversa, perché così non vengono potate a caso. Ma sono operazioni assolutamente inconciliabili insieme. Vale un principio assoluto: vietato potare durante la raccolta”.

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Tags: Giorgio Pannelli, in evidenza, potatura, raccolta olive

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