
Tra questi componenti, secondo Fernández del Río e Coll., gli acidi grassi monoinsaturi migliorano la stabilità genomica, mentre l’oleaceina e l’oleuropeina migliorano la senescenza cellulare e l’attività della telomerasi, quest’ultima designata all’allungamento dei telomeri. Questo termine deriva dal greco telos = fine e merοs = parte, sono in pratica dei cappucci a protezione dell’estremità del DNA, paragonabili alle punte di plastica presenti sui «lacci delle scarpe», per impedire lo sfilacciamento.
I telomeri hanno una sequenza 5’-TTAGGG-3’ ripetuta fino a 2500 volte, proteggono le estremità dei cromosomi impedendo la degradazione e la fusione tra le parti terminali del DNA. Sono considerati degli «orologi molecolari» tanto che la loro lunghezza è massima alla nascita e diminuisce con l’età.
La lunghezza dei telomeri è considerata un biomarcatore dell’invecchiamento, indicando il numero di volte che la cellula si è divisa; telomeri più corti sono associati ad una ridotta aspettativa di vita ed a un aumento dei tassi di sviluppo di malattie croniche legate all’età (1,2,3).
Una prova a favore dell’ipotesi della correlazione esistente tra invecchiamento e riduzione dell’attività telomerasica, è stata offerta dal clamoroso caso della pecora Dolly. Analizzando, infatti, il DNA della famosa pecora, i ricercatori scozzesi scoprirono che la lunghezza dei telomeri corrispondeva a quella, attesa per l’età, della cellula donatrice del nucleo (DNA). Dolly sarebbe dunque nata geneticamente “vecchia” di sei anni, età della donatrice del nucleo. Infatti Dolly aveva tre madri: una fornente il solo nucleo di una cellula somatica – cioè non germinale – (quindi il DNA, ovvero la vera pecora clonata), un’altra la cellula embrionale denucleata (fornitrice citoplasma ed organuli citoplasmatici come ribosomi e mitocondri) e l’ultima era la madre surrogata, detentrice dell’utero dove era stato impiantato l’embrione.
Ritornando all’invecchiamento un altro secoiridoide dell’olio, l’oleocantale, stabilizza il proteosoma e lo modifica, epigenicamente, metilando il DNA e acetilando gli istoni.
Il proteosoma è un complesso di enzimi, proteasi ATP-dipendenti, che degradano all’interno della cellula le proteine aberranti, attraverso reazioni di proteolisi. Queste proteine da degradare sono contraddistinte dal loro legame con l’ubiquitina. Per “la scoperta della degradazione delle proteine mediata da ubiquitina” è stato assegnato il Premio Nobel per la chimica del 2004 ad Aaron Ciechanover, Avram Hershko ed Irwin Rose.
A causa del ruolo dei proteasomi, nella regolazione del ciclo cellulare e dell’apoptosi (morte cellulare programmata), sono diventati oggi un bersaglio rilevante nelle terapie antitumorali.
Un altro secoiridoide dell’olio, l’oleuropeina aglicone, migliora le disfunzioni mitocondriali, le difese antiossidanti, la perossidazione lipidica e l’autofagia. Inoltre agisce come molecola anti-invecchiamento inibendo il gerontogene mTORC (acronimo di mechanistic Target Of Rapamycin) nello stesso modo della rapamicina. Questo è un farmaco immunosoppressore ed antitumorale, prodotto da un batterio del suolo, lo Streptomyces hygroscopicus, isolato, per la prima volta, da un campione di terreno proveniente dall’Isola di Pasqua, chiamata anche Rapa Nui (4).

Un altro componente dell’olio, l’idrossitirosolo, agisce sull’infiammazione, sulla comunicazione intercellulare alterata e sulla sensibilità (cambiata) ai nutrienti (6).
I composti fenolici hanno un’azione protettiva nei confronti del DNA mitocondriale (mtDNA), che è altamente suscettibile all’attacco ossidativo dei radicali perché: (i) la catena respiratoria mitocondriale è fonte di un flusso continuo di radicali dell’ossigeno ROS; (ii) non è protetto dagli istoni come il DNA nucleare; (iii) i mitocondri sono meno efficienti nel riparare i danni al DNA e gli errori di replicazione rispetto al nucleo.
Inoltre nell’invecchiamento aumentano le delezioni del mtDNA, in modo tessuto-dipendente, colpendo principalmente i tessuti postmitotici come il cervello, il muscolo scheletrico ed il cuore. I biofenoli dell’olio proteggono l’APEX1 [DNA-(apurinic or apyrimidinic site) lyase], un gene di riparazione del DNA, inibendo il danno ossidativo al mtDNA (7).
Inoltre, studi prospettici hanno dimostrato che l’aderenza a una tipica Dieta Mediterranea, integrata con olio d’oliva, come fonte di grassi, è associata ad un miglioramento della salute, una minore mortalità ed una maggiore longevità, un ridotto rischio di malattie cardiovascolari, di cancro e di incidenza del declino cognitivo legato all’età, come il Parkinson e l’Alzheimer.
- Blasco, M.A. Nat. Rev. Genet. 2005, 6, 611–22.
- Calado, R.T. et al. N. Engl. J. Med. 2009, 361, 2353–65.
- Haycock, P.C. et al. BMJ 2014, 349, g4227
- Gambari R. et al. https://www.avlt.it/wp-content/uploads/2023/11/THE-HISTORY-OF-SIROLIMUS-for-AVLT.pdf
- https://www.shutterstock.com/it/search/rapa-nui
- Serreli G. et al. Cells 2020, 9(2), 478. https://www.mdpi.com/2073-4409/9/2/478
- Tuberoso C. et al. J. Chem. 2016, 2016, 8462741.















