“Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi”.
Così il poeta genovese Eugenio Montale descriveva i muretti a secco, simbolo della Liguria. Questo paesaggio agrario a terrazze, risultato di fatiche plurisecolari che hanno modificato l’aspro assetto dei versanti, ha permesso di creare superfici coltivabili dove non esistevano, sorrette da muri a secco in pietra, raccolta in superficie o cavata dalla roccia. I terrazzamenti sono di valore storico con profondi legami col paesaggio consolidato e con la difesa del suolo.
Ma oggi sono minacciati seriamente… dai cinghiali. Già, perché proprio gli ungulati che di notte, ma spesso anche di giorno, imperversano nei terrazzamenti specialmente a ponente, tra le province di Imperia e Savona, sono i responsabili non solo di gravi danni all’agricoltura, ma dello sgretolamento degli stessi muretti.
Se ne fa portavoce Giovanni Benza, consigliere Aifo della Liguria (nella foto). “La situazione non è più sostenibile – spiega – e moli colleghi continuano a far presente che di questo passo l’olivicoltura rischia l’abbandono. Parliamo di piccoli fazzoletti di terra, dove proprio gli olivi contribuiscono non solo a produrre un olio eccelso, ma anche a garantire un paesaggio unico nel suo genere. Il passaggio dei cinghiali che grufolano alla ricerca di olive cadute comporta il disfacimento di interi pezzi di muro a secco, che solo pochi volenterosi hanno la forza di rimettere in sesto fino alla prossima scorribanda. Il conseguente cedimento di terreno rende impossibile le più semplici pratiche agricole, come il taglio dell’erba”.
Un problema che si somma al dissesto idrogeologico per la scomparsa dei rigagnoli che garantiscono il deflusso delle acque. “Nessuno li pulisce più – aggiunge Benza – e le acque si disperdono nei terreni fortemente scoscesi con inevitabili conseguenze, specialmente laddove i muretti cedono proprio per il passaggio degli ungulati”. Servirebbe un intervento della Regione, ma Benza è demoralizzato: “Più volte abbiamo fatto presente questo problema, senza mai ricevere una risposta”.