“Abbiamo di fronte una sfida impegnativa: mantenere unita la filiera olivicola-olearia in un’annata che registra l’aumento della produzione a livello mondiale e dunque con il rischio di una involuzione dei prezzi e di conseguenza dei redditi. Se olivicoltori, frantoiani e industria olearia riusciranno a muoversi in maniera congiunta, senza che nessuna delle parti guardi esclusivamente ai propri interessi, riuscendo a mantenere una equa redistribuzione economica in tutta la filiera, allora potremo dire di aver compiuto un importante passo avanti nel dare piena sostenibilità a questo settore”.
Il presidente di Unapol, Tommaso Loiodice, anche nella sua veste di vice presidente di Fooi – la Filiera Olivicola Olearia Italiana, richiama all’unità, in nome della dignità del lavoro e indica precise traiettorie di sviluppo per l’olivicoltura nazionale.
L’aumento produttivo? Poggi su due pilastri
“L’aumento dei prezzi registrato a partire dalla scorsa campagna – analizza Loiodice – ha consentito a tutte le componenti di ricevere il giusto compenso al proprio lavoro. Ed è interessante osservare che, a fronte dell’aumento dei prezzi registrato, il calo dei consumi di olio di oliva è stato in proporzione nettamente inferiore rispetto a quello che si poteva immaginare. Questo ci dice che i consumatori riconoscono la qualità del prodotto italiano ed accettano di spendere qualcosa in più per averlo”.
Di qui l’obiettivo: “Siamo tutti d’accordo che in Italia occorre aumentare la produzione, perché produciamo appena un terzo di quello che consumiamo internamente ed esportiamo in giro per il mondo. Ma questo aumento di produzione deve poggiare su due solidi pilastri: il rispetto della straordinaria biodiversità italiana che è sinonimo di identità e qualità, e dunque senza rincorrere modelli e soprattutto varietà olivicole straniere; e l’impegno a non svilire, a livello economico, il lavoro degli olivicoltori”.
Azioni interministeriali
Nello spirito dell’insegnamento della dottrina sociale della chiesa a cui Unapol si richiama (con la sua missione “l’opera di tutela e difesa delle classi lavoratrici e agricole”) Loiodice indica una forte azione interministeriale per coniugare l’aumento della produttività e il sostegno ai redditi: “L’olivicoltura non può essere un settore appannaggio esclusivo del Ministero dell’Agricoltura. Vanno coinvolti anche altri due Ministeri. Il primo: quello dell’Ambiente, che deve sostenere il valore paesaggistico di quell’olivicoltura che definisco eroica, perché posta in terreni marginali e poco produttiva, ma fondamentale che aziende agricole la mantengano per salvaguardare l’identità del territorio, per scongiurare l’abbandono delle zone interne e anche per prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico.
Il secondo: quello della Salute, che deve avviare una ampia campagna di informazione nazionale sui benefici dell’olio extravergine di oliva. Ne va dell’interesse non solo dell’olivicoltura, ma del sistema sanitario. Perché le proprietà di questo prodotto nella prevenzione delle malattie degenerative sono universalmente riconosciute e contribuire a tenere in salute i cittadini significa risparmi enormi in un settore, qual è quello sistema sanitario, che sappiamo tutti in che situazione si trova”.
L’emergenza idrica
Infine un ultimo aspetto, non meno importante e che interessa non solo la realtà olivicola, ma l’intera agricoltura nazionale: l’approvvigionamento idrico. “Deve essere considerata una priorità assoluta – spiega Loiodice – perché le situazioni di emergenza stanno diventando purtroppo una normalità in molte regioni italiane. Occorre sensibilizzare la politica per la realizzazione di nuovi invasi, per migliorare le reti di distribuzione, per il recupero e il riutilizzo delle acque depurate, per impianti desalinizzatori che consentano l’utilizzo dell’acqua marina come avviene già in molti paesi, tra l’altro con tecnologia italiana. L’acqua diventerà sempre più un tema cruciale dell’agenda agricola, e purtroppo non solo di essa, e su questo tema è necessario prendere decisioni forti ed immediate”.