“Condivido pienamente le analisi di Stefano Caroli e Paolo Mariani e non posso che essere anch’io fortemente preoccupato per gli elevati costi di produzione che si profilano per i frantoiani con la prossima campagna olearia”.
Elia Pellegrino (nella foto), presidente di Aifo, si fa interprete del forte malessere della categoria per lo spaventoso rincaro energetico. “Avevamo tutti quanti sperato in una fine del conflitto in Ucraina in tempi più veloci – evidenzia Pellegrino – cosa che avrebbe portato ad un abbattimento dei costi di energia. Ormai siamo prossimi alla campagna e non si intravedono purtroppo spiragli all’orizzonte. Le stesse stime per un contratto a prezzo fisso si aggirano oggi sui 50 euro a kilowattora: tariffe assolutamente improponibili”.
La conseguenza è inevitabile: “La prospettiva nel prossimo trimestre – conferma – porta inequivocabilmente una riconsiderazione dei valori di costi di molenda, che ritengo corretti nelle stime del collega Mariani sia per i piccoli, che per i medi ed i grandi frantoi”.
Un futuro su cui cominciare fin d’ora a ragionare: “Il frantoio – sottolinea il presidente di Aifo – è una attività fortemente energivora. Solo una percentuale estremamente risicata è asservita da una cogenerazione elettrica che contribuisce ad alimentare la grande quantità di energia consumata nelle 24 ore di attività, senza per altro che le fonti sostenibili riescano a rendere autonomo il frantoio. Per questo si rende necessario incentivare i contratti di rete tra imprese per condividere l’utilizzo di energia autoprodotta o comunque tutti quegli strumenti agevolativi possibili che prendano in considerazione l’abbattimento del costo energetico ad un prodotto primario come è l’olio di oliva”.
“Tra l’altro – aggiunge Pellegrino – l’analisi del prezzo dell’energia in forte ascesa negli ultimi sei mesi, non può non tener conto degli aumentati costi di forza motrice per l’emungimento di acqua da pozzi artesiani. Anch’essi ampiamenti raddoppiati con trend di continua ascesa. E per un’annata di siccità come quella attuale, sono spese davvero significative per chi ha oliveti”.
Tematiche di grande rilevanza e strategicità che tra l’altro non trovano in questo periodo pre-elettorale una soluzione politica a breve che garantisca una contribuzione governativa con l’utilizzo di strumenti agevolativi.
“A questo punto – conclude il presidente Aifo – c’è da ipotizzare che a fronte anche di un conclamato abbattimento produttivo olivicolo per la prossima campagna olearia per siccità e ondate di calore, l’andamento mercuriale all’ingrosso subirà un forte incremento. E ogni qualvolta l’olio extravergine di oliva supera una soglia di euro 6 dai primi mercati di produzione, come quello della Puglia che è la principale regione produttrice, i relativi consumi tendono a precipitare. Concretizzando così un triplice danno per il frantoiano: costo energetico e delle materie prime elevato, scarsa produzione e olio caro che non troverà facilmente mercato. La soluzione? Una potrebbe essere quella di mettere subito a frutto quelli che sono gli accordi di filiera che l’Aifo stessa sta promuovendo, rendendoli operativi quanto prima possibile per creare economie di scala, certezza delle produzioni e valore aggiunto per tutti”.
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