Nell’Italia del nord ed in quella centrale, tradizionalmente, l’ultima decade di gennaio è considerata come la più rigida dell’anno: il 29, 30 e 31 sono chiamati i “giorni della merla” e secondo la credenza popolare sono i giorni in assoluto più freddi dell’anno. Da dove vengono questa credenza e questo nome? Le origini risalirebbero addirittura all’antica Grecia. Si narra che Persefone, moglie di Ade, trascorreva i mesi più freddi dell’anno nel regno dei morti, per poi uscire in primavera facendo rifiorire la terra al suo passaggio. Per annunciare il suo ritorno, Persefone inviava una merla come messaggera a sua madre Demetra e, in base al giorno in cui la merla arrivava da lei, si poteva capire se la primavera fosse in anticipo o meno.
Un’altra leggenda vuole che il pennuto abbia osato sbeffeggiare gennaio (che nel calendario romano aveva 29 giorni) e per questo sia stata punita. La merla, dopo avere atteso tutto il mese, decise di uscire proprio l’ultimo giorno di gennaio per fare rifornimento di cibo. Dopo essersi presa gioco di gennaio, si mise a cantare, scatenando l’ira del mese che chiese a febbraio giorni in prestito per punire il pennuto che aveva osato sfidarlo. Gennaio scatenò così una bufera di neve e gelo, che costrinse la merla a trovare rifugio in un comignolo, dal quale emerse dopo tre giorni completamente nera. Da quel momento in poi gennaio ha sempre 31 giorni, mentre febbraio ne ha 28 o 29, nell’anno bisestile. Sono leggende a cui comunque si associa sempre un proverbio: se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Altro problema avuto in questo periodo le raffiche di vento forte, che, in alcuni oliveti, hanno causato danni da lesioni e percosse a rami e foglie. Ora queste micro-ferite possono essere punto di accesso a parassiti, particolarmente per il batterio Pseudomonas savastanoi, responsabile della malattia della rogna dell’olivo. Per i danni da vento, al momento però non si può interviene con trattamenti specifici né per disinfettare le ferite né per aumentare la resistenza alle sollecitazioni”.
di




















