È un quadro desolante quello che emerge dall’indagine Ismea sul rapporto tra consumo e consumatori di olio di oliva, presentato oggi al Ministero dell’Agricoltura dal direttore generale dell’Istituto, Maria Chiara Zaganelli, in apertura della conferenza su “Olio extravergine d’oliva: il fattore IG” promosso dall’Associazione italiana dei Consorzi di Indicazioni Geografiche.
Dall’indagine emerge, infatti, che oltre il 90% dichiara di consumare il prodotto italiano, quando in realtà il nostro paese produce in media 300 mila tonnellate (di cui buona parte la esporta) e ne consuma invece 450 mila. È chiaro, dunque, che non si ha consapevolezza che alcuni dei marchi degli oli che vengo acquistati sono sì italiani, ma il prodotto di provenienza europea o extra Ue.
Alcuni, tra l’altro, non sanno neanche la differenza tra un olio di oliva e un olio extravergine di oliva.
“Amaro” e “piccante” continuano per una buona festa di consumatori a non essere riconosciuti come fattori di qualità dell’olio extravergine, con il rischio, è stato evidenziato, dell’appiattimento del gusto, soprattutto tra i più giovani.
Davanti allo scaffale del supermercato, inoltre, evidenza l’indagine, il consumatore è confuso e indeciso, alla ricerca di informazioni che siano in grado di guidarlo verso un’esperienza di acquisto piacevole, colpa anche di etichette che non colgono la necessità della domanda. Da qui il suggerimento che possano essere poste in etichetta informazioni più chiare su origine, gusto, caratteristiche nutrizionali e sistema di garanzie.
Vi è poi la scarsa percezione del reale valore del prodotto, completamente alterata dalla continua e sostenuta pressione promozionale della grande distribuzione che, fortunatamente, con l’aumento dei prezzi generalizzato dovuto alla crisi produttiva spagnola, si è momentaneamente e, si auspica per sempre, fermato.
Eppure, c’è un aspetto interessante che l’indagine pone in evidenza e dà fiducia per il futuro. Vi è infatti, si evidenzia, una potenziale disponibilità ad approfondire le conoscenze del mondo dell’extravergine da parte dei consumatori, soprattutto nella fascia 25-34 anni che si rilevata più sensibile.
C’è insomma tanto da lavorare sul fronte della comunicazione e della valorizzazione del prodotto per i suoi aspetti nutrizionali, ma anche salutistici. Concetti ribaditi a più riprese dai tanti interventi effettuati durante la conferenza conclusa dall’intervento del ministro Francesco Lollobrigida – di cui daremo conto successivamente – per creare consapevolezza tra le famiglie sull’importanza dell’olio di oliva e arginare un calo dei consumi che nei primi 9 mesi del 2023, a causa di un sostenuto aumento dei prezzi, è stato pari all’11%.
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