Restano 71 mila tonnellate di olio extravergine di oliva italiano nei serbatoi della penisola. Ed al ritmo di una commercializzazione che resta appena al di sotto delle 10 mila tonnellate mensili, c’è da ritenere che si arriverà alla prossima campagna olearia con scorte sì, ma ridotte all’osso.
Questo spiega anche la crescita degli acquisiti di olio extravergine straniero: in un mese, dove comunque la commercializzazione anche di questa tipologia di olio è stata significativa, le scorte sono aumentate, passando da 72 a 74 mila tonnellate, di cui la stragrande maggioranza comunitario. E dunque, con il mese di maggio, c’è ufficialmente più extravergine straniero in giacenza che italiano.
Con l’aggiunta di olio vergine di oliva, lampante, olio raffinato e olio di sansa di oliva, il report mensile del registro Sian alla data del 30 aprile parla di una giacenza totale pari a 205 mila tonnellate, 18 mila in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
A conferma che sono le grandi cooperative e l’industria confezionatrice a disegnare la geografia olearia nazionale, ecco il dato su base provinciale che vede la provincia di Bari con 27,4 mila tonnellate di olio, seguita da Perugia con 24,8 e, a debita distanza la Bat – Bari Andrea Barletta con 15,1 mila, Firenze, Siena e Reggio Calabria con 11 mila.
Di olio biologico ce ne sono ancora disponibili 24 mila tonnellate, di cui 14 mila italiane, mentre assommano a 14 milioni i litri di extravergine certificato, di cui oltre 5 milioni di Terre di Bari Dop che guida questa speciale classifica di giacenze, con un 35% che è pari alla sommatoria delle altre tre produzioni certificate (nell’ordine, e praticamente allineate, Toscano Igp, Sicilia Igp e Val di Mazara Dop).
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