I cambiamenti climatici in atto, con inverni tendenzialmente miti, stanno rendendo possibile la coltivazione dell’olivo anche su aree prima non possibili, come zone montane o di pianura.
Particolarmente in pianura, dove vi è pure una maggiore disponibilità di acqua, l’olivicoltura ha la possibilità di avvantaggiarsi della meccanizzazione per le operazioni colturali più impegnative, come la raccolta e, in alcuni casi, la potatura.
Alcune aziende hanno già intrapreso questa strada realizzando impianti olivicoli superintensivi, che non sono una novità: in Spagna si sono affermati da oltre un ventennio e si basano su elevate presenze di piante ad ettaro, oltre le mille, utilizzando varietà con chiome a ridotto volume.
Per ottenere redditività da questi impianto occorre che entrino velocemente in produzioni, che la quantità di olive prodotte sia elevata e costante e che rimangono fruttuosi per oltre i 15-18 anni.
La luce del sole
Le tecniche produttive non sono difficili, ma sono sicuramente articolate, ad iniziare dall’orientamento dei filari, che devono ricevere più luce possibile, va così curato l’orientamento Nord-Sud. L’olivo, infatti, è una pianta che vegeta bene alla diretta e forte luce del sole; ne consegue che la sua efficienza produttiva proviene dalla quantità di luce che le chiome ricevono e da come questa è distribuita nel suo interno.
Entrano in gioco, pertanto, i rapporti tra spessore e inclinazione delle chiome, le distanze tra i filari e l’altezza delle piante, che non devono superare le dimensioni compatibili con le macchine raccoglitrici, larghe non più di un metro e alte circa tre metri. Con densità d’impianto elevate, la chioma di ciascun albero è spinta ad accrescersi verso spazi dove la luminosità è maggiore e in grado di garantire l’attività fotosintetica delle foglie. Questo potrebbe portare a ombreggiamenti tra pianta e pianta, come pure produrre sempre più nuova vegetazione verso l’alto.
Da considerare che, nei rami posti in ombra, si ha una graduale riduzione dell’attività fotosintetica, di conseguenza, si ha una minore crescita di nuova vegetazione, perciò meno gemme indotte a fiore e minori quantità olive che hanno, tra l’altro, minori rese in olio.
La coltivazione di oliveti superintensivi è pertanto strettamente legata alla quantità di luce fotosinteticamente attiva che raggiunge le foglie più giovani.
La potatura
Un ruolo fondamentale degli impianti superintensivi è la potatura di produzione, che deve mantenere o migliorare la funzionalità della chioma, mediante la rimozione di succhioni, rami e branchette esaurite, così da favorire la penetrazione della luce nelle parti più interne della chioma. Gli impianti olivicoli superintensivi dovrebbero essere completamente meccanizzati, in molte aziende, con terreni sono molto fertili, questo avviene per la sola cimatura per la rimanente parte è attuata a mano per non compromettere la produttività.
Le varietà
La scelta delle varietà è un aspetto fondamentale perché le piante devono svilupparsi in maniera equilibrata e mantenere una chioma nelle dimensioni adatta alle macchine raccoglitrici, essere produttive già dal 2°-3° anno e avere produzioni superiori a 70/80 q.li ettaro.
Le varietà che ad oggi possiedono tali requisiti sono le spagnole Arbequina, Arbosana, Sikitita, la greca Koroneiki, mentre si stanno inserendo le varietà italiane come Maurino, Leccio del Corno e Piantone di Mogliano, Favolosa, Lecciana e altre che sono in osservazione.
Fondamentali per il successo economico dell’oliveto superintensivo sono la regolarità e l’entità della produzione, perché in pochi anni deve consentire di ammortizzare le spese di impianto e coprire i costi elevati delle tecniche colturali intensive. Altro aspetto è lo sviluppo e la maturazione delle olive, che debbono crescere regolarmente, senza subire una forte competizione da parte di altri organi della pianta, essere raccolte quando abbiano raggiunto un elevato contenuto e un’alta qualità dell’olio e consentano un’elevata resa di raccolta con le macchine scavallatrici.
L’irrigazione,
Gli oliveti superintensivi richiedono pure un sistema di irrigazione ben progettato e gestito. La gestione dell’acqua è fondamentale per sostenere la crescita veloce e la produzione elevata in questi sistemi ad alta densità. La quantità di acqua necessaria dipende da più fattori, tra cui il clima, la varietà degli olivi, il tipo di suolo e la fase di crescita delle piante. È necessario, pertanto, poter monitorare attentamente le esigenze idriche e adottare pratiche di irrigazione efficienti per ottenere una produzione ottimale.
Da non tralasciare la fertilizzazione, essenziale per garantire una buona produttività e la salute degli alberi, utilizzando concimi bilanciati, che contengano nutrienti come azoto, fosforo e potassio, oltre a micronutrienti. La quantità e la frequenza della concimazione dipendono dalle caratteristiche del terreno e dalle esigenze specifiche delle varietà, in base alla produzione di olive e legno.
L’avvicinamento al superintensivo può essere una strada da percorrere per la sostenibilità economica dell’olivicoltura, pianificando bene l’aspetto economico e tecnico dei nuovi impianti, valutando attentamente il territorio e la collina potrebbe essere un limite.
L’attenzione va poi rivolta alla qualità del prodotto percorrendo una strada che non abbatta solo i costi, ma è evidente che occorrono oli che offrano più profili aromatici, ottenuti da olivaggi o miscele di più varietà, per soddisfare le richieste di un mercato abituato a cultivar tradizionali come Frantoio, Leccino, Moraiolo, Peranzana, Caroléa, Coratina, Ogliarola, Biancolilla. In sostanza si è avviata una sfida.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli
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