L’uso della rete anti-insetto come tecnica di gestione integrata per diminuire l’uso di fitofarmaci è in costante aumento in frutticoltura. Inoltre, questa rete può aiutare anche nella gestione delle avversità atmosferiche (grandine, vento, forti precipitazioni), oltre che a ridurre l’eccessiva insolazione estiva responsabile della foto-ossidazione del sistema fotosintetico. Insomma, i benefici sono molteplici.
Ma è una tecnica adattabile anche ad un oliveto? E soprattutto, è economicamente sostenibile per contrastare la mosca dell’olivo e il calo produttivo e qualitativo che questo parassita genera?
Uno studio per analizzare costi e benefici
A questo domande ha provato a dare risposta un interessante studio condotto dai ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche che si sono posti proprio l’obiettivo di valutare l’efficacia di reti anti-insetto in olivo al fine di eliminare parzialmente o totalmente i trattamenti fitosanitari per il controllo della mosca dell’olivo (il fitofago Bactrocera oleae). Lo studio ha preso anche in considerazione la risposta fisiologica delle piante all’ombreggiamento e alle diverse condizioni ambientali sotto rete.
La prova sperimentale ha avuto inizio a partire da luglio 2021 in un oliveto adulto di circa 15 anni. Il sesto d’impianto è di 6 m × 6 m, con forma di allevamento a vaso policonico. Per la prova sono state utilizzate reti anti-insetto “Monotex 50” di colore neutro, con ombreggiamento del 15%, maglia di 0,97 mm x 1,54 mm e peso di 95 g/m2. Singole piante sono state coperte con reti anti-insetto prima e dopo la fase di indurimento del nocciolo, confrontate con piante senza copertura.
L’applicazione delle reti antinsetto ha gestito molto bene l’attacco della mosca abbattendone la presenza (con attacchi al di sotto dell’1-2%). Se installate dopo l’indurimento del nocciolo, i frutti sono risultati più grandi e i germogli più lunghi di quasi mezzo nodo in più rispetto al controllo, nei soli mesi di luglio ed agosto (periodo in cui la crescita è solitamente ferma). La misura della fotosintesi svolta in ottobre non ha rilevato differenze nelle piante protette con la rete rispetto alle altre.
I costi di manodopera per l’istallazione e per la rimozione della rete sono risultati molto impattanti soprattutto nelle operazioni di installazione. Anche i costi, di tipo economico ed ecologico del materiale sono rilevanti. Ragion per cui, hanno concluso i ricercatori, ad oggi solo nel caso di olive da mensa può essere considerato economicamente sostenibile l’utilizzo di reti anti-insetto (soprattutto in agricoltura biologica). Anche perché, proprio la grandezza del frutto – importante per le olive da mensa – è stato uno dei risultati ottenuti dall’utilizzo di tali rete. Con tecniche d’installazione e di gestione della chioma più efficienti, conclude lo studio, si possono abbattere i costi.