L’olio di oliva amaro e piccante? Un toccasana per i diabetici

I benefici dell'oleuropeina e dell'oleocantale contro il rischio cardiovascolare
Tecnica e Ricerca
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Secondo la Federazione Internazionale del Diabete e l’OMS, ad oggi, si stimano nel mondo oltre 530 milioni di adulti con diabete, numero destinato ad aumentare nel 2030 a 640 milioni. In Europa la malattia interessa circa 60 milioni di adulti e gli italiani con diabete tipo 2 (T2DM) sono circa 4 milioni, ma si stima che un ulteriore milione abbia la malattia senza che essa sia stata mai diagnosticata.

Il rischio cardiovascolare

Dall’analisi dei dati dello studio Multiple Risk Factor Intervention Trial, si evidenzia che il rischio cardiovascolare, del paziente diabetico, sembra essere indipendente dalla concomitanza di altri fattori quali obesità, ipertensione e dislipidemia (Marfella R. 2006), cioè, anche in assenza di questi classici fattori di rischio, la mortalità cardiovascolare del paziente diabetico è circa 4 volte più alta, rispetto al paziente non diabetico.

Quindi, nel soggetto diabetico, il rischio di malattia cardiovascolare, è rappresentato, oltre che dai fattori tradizionali, come l’ipertensione, la dislipemia, la familiarità, l’obesità ed il fumo di sigaretta anche da altri fattori come: l’insulino-resistenza, l’iperglicemia post-prandiale, l’infiammazione, lo stress ossidativo, la presenza di lipoproteine LDL ossidate (Low-Density Lipoproteins), l’alterata dissoluzione del coagulo fibrinico da parte della plasmina ovvero una “alterata fibrinolisi” ed infine l’iperomocistinemia.

Il danno endoteliale presente nei pazienti diabetici è determinato dallo stress ossidativo, dall’attivazione della Protein chinasi C, dall’attivazione dei recettori di Proteine Modificate dalla Glicazione Avanzata, le cosiddette AGE (acronimo di Advances Glycation End products, come la famosa “emoglobina glicata” e RAGE da Receptor, che è il corrispettivo recettore cellulare).

​​Quando le proteine sono glicate (AGE), nella glicazione endogena da glucosio, fruttosio o galattosio, secondo le reazioni di Amadori, di Schiff e di Maillard, possono perdere le loro normali funzioni e diventare disfunzionali, come nel caso della glicazione del collagene, che può aumentare la rigidità del sistema vascolare.

Inoltre quando il recettore RAGE è attivato, esso stimola la produzione di molecole infiammatorie.

Il danno endoteliale nel diabete, è determinato dalla vasocostrizione (diminuzione dell’ossido di azoto, aumento endotelina 1 -vasocostrittrice- e dell’angiotensina II -vasocostrittrice-), dalla infiammazione (attivazione NF-kB e della proteina attivatrice-1 nell’aterosclerosi associata al diabete) e dalla trombosi (aumento del fattore tissutale, aumento dell’inibitore dell’attivatore del Plasminogeno – inibisce la dissoluzione del trombo da parte della plasmina-, diminuzione dell’ossido di azoto, dallo stato di ipercoagulabilità del sangue e da un aumento dell’attivazione piastrinica).

Inoltre il controllo glicemico post-prandiale è risultato come importante fattore predittivo sia della mortalità che della morbilità cardiovascolare (Donahue R.P. 1987; DECODE Study Group 1999).

I benefici dell’olio di oliva

Molti ricercatori si sono posti il quesito di quali possano essere i benefici di un olio di oliva, ricco di composti fenolici, assunto da soggetti con diabete di tipo 2, in particolare in un momento “abbastanza critico” come quello post-prandiale.

Difatti, dopo pasti ricchi di alimenti grassi e carboidrati, si formano alterazioni del metabolismo caratterizzate da un aumento della glicemia, dei trigliceridi, delle lipoproteine aterogeniche (Apo B), con uno concomitante stress ossidativo, uno stato infiammatorio ed una disfunzione endoteliale.

Questa infiammazione postprandiale, accompagnata dallo stress ossidativo, è caratteristica comune all’obesità, alla sindrome metabolica ed al T2DM, rendendo, per questi pazienti, il dismetabolismo dopo i pasti, come uno stress cronico per il sistema cardiometabolico.

Inoltre la ricerca ha dimostrato che il dismetabolismo postprandiale può indurre alterazioni transitorie del sistema coagulatorio del sangue. Difatti, gli elementi dell’emostasi, come le piastrine, sono sensibili alle alterazioni dopo i pasti in quanto, sia lo stress ossidativo che i mediatori infiammatori, possono attivarle con un cambiamento della loro forma (da discoidali, quando inattive, a spinose, quando attivate) e determinare la loro aggregazione per formare il trombo piastrinico.

Per anni, ho studiato, in vari stati morbosi, questi cambiamenti morfologici delle piastrine, con l’ausilio dell’aggregometro di Born, osservando la loro reattività quando venivano a contatto con alcune molecole come l’ADP, il collagene, l’adrenalina, la ristocetina…

La ricerca ha poi dimostrato che le piastrine diabetiche sembrano essere più facilmente soggette ad una attivazione, in senso trombotico, in condizioni di iperglicemia, iperinsulinemia e ipertrigliceridemia. Infatti hanno varie cascate di segnalazione disregolate che causano la loro attivazione, presentando quantità aumentate di calcio intracellulare, una aumentata espressione di P-selectina (è presente nei granuli intracellulari, ma non esposta sul versante extracellulare; mentre nell’infiammazione, trasloca sulla superficie cellulare), una ridotta fluidità della membrana e una quantità minore di Adenosina Monofosfato ciclico (cAMP) che porta ad una maggiore segnalazione della proteina di membrana P2Y12.

Questo recettore proteico (P2Y12) è localizzato sulla superficie piastrinica ed è coinvolto nel processo di aggregazione fino alla formazione del tappo piastrinico (nelle condizioni fisiologiche serve ad interrompere il sanguinamento di una ferita) oppure, in condizioni patologiche, nella formazione del trombo piastrinico (per liberazione di ADP dalle cellule o dal contatto con il collagene subendoteliale).

Il recettore P2Y12 è anche il potenziale target di terapie specifiche contro patologie trombotiche (ad es. aspirina).

Inoltre, le piastrine diabetiche mostrano un’attivazione dell’isoenzima β della proteina chinasi C (PKC) sensibile al calcio durante un momento di iperglicemia acuta. È quindi ovvio che il dismetabolismo postprandiale dei pazienti diabetici è uno stimolo cronico dell’attivazione piastrinica, che porta al rilascio di mediatori pro-infiammatori e pro-aterogenici.

Quian F. (2016) ha dimostrato che i MUFA (acido oleico dell’EVOO) riducono la glicemia post-prandiale e sono molto più efficaci degli acidi grassi polinsaturi.

Oleuropeina e oleocantale

Anche l’oleuropeina, contenuta nell’EVOO, riduce la glicemia post-prandiale (Ahamad J. 2019; Bulotta S. 2014; Nosic M. 2023).

Estruch R. (2018) e Antonopoulou S. (2023) hanno evidenziato gli effetti benefici dei componenti minori dell’EVOO, sia sull’aterosclerosi che sul rischio trombotico. Tra l’altro l’EVOO contiene almeno 40 composti fenolici, classificati come acidi fenolici, alcoli fenolici, secoiridoidi, flavonoidi, lignani e idrossi-isocromani.

Inoltre l’EVOO regola la concentrazione di glucosio postprandiale attraverso l’escrezione dell’incretina [ad esempio, il peptide-1 simile al glucagone (GLP-1)] e il loro legame sui recettori delle cellule β (Smilowitz N.R. 2014).

Secondo ricerche in vitro e precliniche, i composti fenolici dell’EVOO “riducono” la coagulazione, la disfunzione endoteliale, l’infiammazione e lo stress ossidativo, tutti meccanismi responsabili della maggior parte delle malattie croniche.

Tra i polifenoli dell’EVOO, l’oleocantale, ha mostrato proprietà anti-aggregazione piastrinica, principalmente in vitro, ed è il componente più promettente dell’olio per la sua capacità di inibire l’attività della cicloossigenasi (COX) e quella del trombossano A2, che è un potente agente aggregante piastrinico.

Agrawal K. (2017) ha dimostrato che l’olio d’oliva, ricco di oleocantale e di oleaceina, ha proprietà anti aggregazione piastrinica nei soggetti sani, mentre Spectre G. (2016) ha documentato una attivazione delle piastrine, nei soggetti diabetici, nel periodo post-prandiale ed infine Katsa M.E. (2022) ha dimostrato l’azione dei composti fenolici dell’EVOO come anti-aggreganti piastrinici con alcuni esperimenti cellulari.

Il consumo di EVOO, ricco di oleocantale, da parte di volontari sani, ha avvalorato, anche in loro, la proprietà anti-aggregante piastrinica [Agrawal K. 2017].

Recentemente Maria Efthymia Katsa (2024) ha effettuato uno studio confrontando le risposte metaboliche di pazienti diabetici, somministrando EVOO a basso (250 mg/Kg) ed alto contenuto in oleocantale (500 mg/Kg) documentando una riduzione dell’aggregazione piastrinica, ex vivo, in modo dose dipendente.

Pertanto è confermata l’ipotesi che il consumo di EVOO ricchi di oleocantale possa contrastare l’attivazione piastrinica indotta dall’iperglicemia/iperinsulinemia postprandiale in modo dose-dipendente e comparabile all’ibuprofene (FANS, farmaco antinfiammatorio non steroideo) inoltre nei pasti misti con un contenuto calorico più elevato, sembrano avere un impatto più forte sulla funzionalità piastrinica postprandiale.

L’effetto anti-piastrinico dell’EVOO, ricco di oleocantale, è paragonabile a quello ottenuto dalla somministrazione di una pillola di ibuprofene da 400 mg mezz’ora prima di un pasto ricco di burro, dimostrando l’efficienza degli EVOO ricchi di oleocantale nell’attenuare prontamente l’aggregazione piastrinica.

A mio avviso è indispensabile che il soggetto diabetico consumi un EVOO ricco di oleuropeina (amaro in bocca) ma soprattutto ricco di oleocantale (pungente in gola) durante i pasti, al fine di prevenire il rischio cardiovascolare e soprattutto il rischio trombotico postprandiale.

Bibliografia
Marfella R. 2006, Il Diabete, vol. 18, n. 3, 171-79.
Donahue R.P. et al. 1987, Diabetes, 36:689-94.
The DECODE Study Group on behalf of the European Diabetes Epidemiology Group.
Lancet  354: 617-23.
Stamler J. et al. 1993, Diabetes Care, 16: 434-44.
Katsa M. E. et al. 2024, Int. J. Mol. Sci., 25(2), 908.
Ahamad J. et al. 2019, Phytother Res.;33:3112–28.
Bulotta S. et al. 2014, J Transl Med.; 12: 219.
Nosic M. et al. 2023, Explor Foods Foodomics.;1:192–205.
Qian F. et al. 2016, Diabetes Care.; 39: 1448–57.
Estruch R. et al. 2018, N. Engl. J. Med. 378. e34
Antonopoulou S. et al. 2023, Biomolecules, 13, 700.
Smilowitz N.R. et al. 2014, Circulation. 2014; 129: 2305-12.
Agrawal K. et al. 2017, J. Funct. Foods 2017, 36, 84–93.
Spectre G. et al. 2016, Thromb. Res. 2016, 141, 93–97.
Katsa M.E. et al. 2022, Rev. Cardiovasc. Med. 2022, 23, 255.

 

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Tags: diabete, in evidenza, Vujovic

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