Dagli zuccheri all’olio: cosa accade alle olive tra agosto e settembre

Il ruolo di fertilizzanti e nano-fertilizzanti in questa fase cruciale
AIPO
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Come tutte le piante, anche l’olivo segue un ciclo fisiologico che porta alla maturazione dei suoi frutti, essenziale per la sua riproduzione e per la produzione di olio di oliva. “Durante questo ciclo fenologico – ci spiega il direttore di AIPO, Enzo Gambinle olive hanno ormai raggiunto oltre il 90% delle loro dimensioni finali e, al loro interno, nella polpa, la maturazione porta alla formazione dei grassi (lipogenesi)“. Questo processo inizia a fine luglio, dopo l’indurimento del nocciolo, e si intensifica tra fine agosto e settembre, concludendosi intorno a metà ottobre.

Il ruolo degli zuccheri

Enzo Gambin

Gli zuccheri, principalmente il glucosio presente nella polpa, sono coinvolti in questa formazione dei grassi.
“Questi zuccheri – evidenzia il direttore di AIPOvengono trasformati in molecole più semplici attraverso una reazione chiamata “glicolisi”, che significa “scissione dello zucchero”. La glicolisi è fondamentale per la produzione di energia nelle cellule e svolge diverse funzioni nel metabolismo della pianta. Questo processo, attraverso percorsi separati, produce due composti: un alcool, il glicerolo (o glicerina), e gli acidi grassi. Dopo ulteriori passaggi, si arriva alla formazione del glicerolo“. Un altro prodotto del glucosio è l’Acetil Coenzima A che si trasforma in Malonil Coenzima A, avviando la creazione dei grassi. “Si forma quindi – aggiunge Gambin – una catena di molecole di carbonio, che dà origine a vari acidi grassi: acido palmitico, acido oleico, acido linoleico e acido stearico. Quando questi acidi grassi entrano in contatto con il glicerolo, l’alcool sintetizzato e presente nelle cellule della polpa, si uniscono tramite un processo chiamato esterificazione, da cui si formano i trigliceridi, che costituiscono il 98% dell’olio d’oliva“.

Fertilizzanti e microelementi

Per l’olivo, sia gli zuccheri che i grassi sono essenziali per il ciclo di vita, dalla formazione dei semi all’accumulo di riserve energetiche. Tuttavia, per l’uomo, l’interesse principale risiede nei grassi, ovvero nell’olio che se ne ricava.
Questo è un lavoro energetico impegnativo per l’olivo, che lo vede coinvolto per oltre 200 giorni l’anno, rendendo necessaria una valutazione attenta degli apporti di fertilizzanti, compresi i microelementi.

“Durante l’inolizione– spiega Enzo Gambin – gli olivi necessitano di microelementi essenziali per il loro metabolismo. I microelementi più importanti includono boro, ferro, zinco, manganese e calcio, eventualmente da somministrare tramite concimazioni fogliari. Queste permettono un rapido assorbimento degli elementi da parte dei tessuti che ne hanno bisogno, come foglie e olive, dove fino agli inizi di settembre vi è attività clorofilliana.

La fertilizzazione fogliare– aggiunge – è particolarmente utile negli oliveti non irrigati, dove la carenza idrica nel suolo rende difficoltoso l’assorbimento degli elementi minerali, anche se presenti in quantità sufficienti. In caso di necessità, ad esempio in annate di alta produzione, si possono effettuare interventi anche in pre-raccolta, con l’obiettivo di stimolare e prolungare l’attività vegetativa, aiutando così la pianta a ricostituire le riserve che saranno necessarie per la ripresa vegetativa dell’anno successivo”.

Il calcio, in particolare, è importante nella fase di maturazione, migliora le proprietà meccaniche delle olive, rendendo la buccia più resistente agli urti. Inoltre, è stato osservato un aumento della produzione di olio nella polpa e una maggiore concentrazione di fenoli. Alcuni esempi di prodotti utili includono Mikrom (Cifo), 80-150 g/hl, o Polical Plus (Fipas Fertilizzanti), alle dosi di 4-5 kg per ettaro, disciolti in 400-500 litri d’acqua.

I nano-fertilizzanti

Negli ultimi anni sono state introdotte sul mercato formulazioni innovative di nano-fertilizzanti. “Le particelle nutrienti in queste formulazioni – evidenzia il direttore AIPOsono di dimensioni estremamente ridotte, il che le rende efficaci anche a basso dosaggio. Essendo così piccole (nano), hanno un’elevata superficie di contatto e sono meno suscettibili al dilavamento se applicate per via fogliare. Questi fertilizzanti migliorano l’efficienza d’uso, consentendo un assorbimento più rapido e riducendo gli sprechi, grazie alla maggiore disponibilità di nutrienti per le piante. Un esempio sono i Nano.T®, come il Nano.T® Fe 2.0, un nano-fertilizzante a base di ferro che risolve carenze con dosaggi ridotti e garantisce stabilità in diverse condizioni. Un altro esempio è il NordFert 8-8-8+ Microelementi, un fertilizzante completamente solubile in acqua, bilanciato e arricchito con micronutrienti”.

I nano-fertilizzanti rappresentano un’opzione promettente per migliorare la nutrizione delle piante, ma è importante utilizzarli correttamente e con attenzione.

Attenzione al momento e al modo di applicazione, suggerisce Gambin: “Quando si esegue la fertilizzazione fogliare, specialmente in estate, è essenziale prestare attenzione alle condizioni di applicazione. Evitare giornate calde, con umidità relativa inferiore al 70%, e vento superiore ai 7-8 chilometri all’ora, poiché l’acqua della soluzione tende a evaporare rapidamente, limitando così l’assorbimento dei nutrienti”.

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Tags: fertilizzazione, in evidenza, nano-elementi, olio di oliva, Zuccheri

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