Campagna olearia in pieno svolgimento in Turchia che si conferma la vera sorpresa per quantitativo prodotto. Se infatti l’aumento della Spagna era atteso dopo due brutte annate, in pochi potevano prevedere che il Paese della Mezzaluna raggiungesse livelli decisamente superiori alle proprie medie storiche come anticipato da OlivoNews lo scorso autunno. Per fare il punto della situazione, abbiamo sentito Mustafa Tan, presidente del Consiglio Nazionale Turco dell’Oliva e dell’Olio d’Oliva.
Presidente Tan, possiamo dare una stima della prossima campagna olearia?
“La campagna 2024/2025 prosegue nella direzione di una piena conferma della nostra previsione iniziale: una produzione record di 475 mila tonnellate di olio d’oliva, oltre a 750 mila tonnellate di olive da tavola per la Turchia!”
Dunque la siccità non ha influito sulla produzione come accaduto ad esempio nel sud Italia?
“Vi è stato un periodo di siccità e di assenza di piogge all’inizio del raccolto. Questo ha fatto sì che le olive rimanessero piccole, inducendo gli olivicoltori a ritardare la fase di raccolta. A novembre, poi, abbiamo assistito a continue precipitazioni che hanno permesso alle olive di crescere e presentarsi grandi”.
Sotto il profilo della qualità cosa può dirci?
“La qualità delle olive e dell’olio di oliva è in entrambi i casi estremamente elevata. I danni da mosca dell’olivo sono stati praticamente inesistenti. Sotto il profilo dell’acidità oleica, siamo sempre sotto gli 0,8 e dunque perfettamente ai livelli di extravergine. Questo ha dimostrato che, contrariamente a quanto si potesse pensare, la qualità dell’olio è aumentata con il ritardo del raccolto e della maturazione”.
Questione prezzi. Come ha visto sono scesi un po’ ovunque. Come è la situazione in Turchia?
“Abbiamo pagato anche qui le dichiarazioni di alcune multinazionali dell’olio secondo cui i prezzi sarebbero diminuiti di almeno il 50% e la quantità di offerta sarebbe aumentata molto rispetto agli ultimi due anni. Una situazione, questa, che ha fatto sì che le quotazioni diminuissero rapidamente in tutti i Paesi (eccezion fatta per l’Italia), passando da 10 euro/kg a 4-5 euro. Dai produttori spagnoli si sta registrando una reazione, pretendendo giustamente prezzi equi, perché ad oggi sono quasi inferiori ai costi di produzione. Questo stato di cose sta ritardando la vendita del prodotto un po’ ovunque. Relativamente alla Turchia, con le 475 mila tonnellate previste a cui si aggiungono le 100/150 mila tonnellate in giacenza, saremo in grado di aumentare il consumo interno, così come le le esportazioni che già sono in aumento rispetto all’anno scorso. Sarà poi il mercato a premiare la l’offerta di quei paesi che proporranno prezzi maggiormente interessanti”.
(si ringrazia la signora Selin Ertur per la preziosa collaborazione)