L’articolo di OlivoNews sulla sentenza del Consiglio di Stato che non riconosce il doppio incentivo del Gse per la sansa destinata al biodigestore se prima la stessa non passa da un sansificio per togliere tutto l’olio, ha fatto breccia tra gli addetti ai lavori.
La preoccupazione che a rimetterci, alla fine, siano i frantoiani, è reale e le quattro associazioni nazionali di categoria stanno facendo fronte comune. Nel frattempo Unaprol, l’associazione di olivicoltori che fa capo a Coldiretti, ha preso carta e penna per scrivere al Gse ed ai Ministeri competenti, sottolineando che non esistono nuove regole, e che la “sottrazione” della sansa bifasica dall’uso alimentare deve essere reale e non soltanto potenziale”. L’obiettivo – denuncia Unaprol – è quello di speculare sul sottoprodotto come già ci stanno segnalando moltissimi territori.

«La normativa europea ha sempre incoraggiato il recupero energetico di residui e sottoprodotti, per evitare che diventino rifiuti. Occorre un chiarimento evitando – spiega David Granieri, presidente UNAPROL – più costi, più complessità e meno competitività per l’intero comparto olivicolo-oleario italiano . Non siamo disponibili a far espropriare valore alla filiera».
Garantire continuità con il percorso già intrapreso puntando sulla valorizzazione multicanale della sansa – dal tradizionale olio di sansa alla bioenergia, fino a compost e mangimi – è considerata una condizione indispensabile per preservare la redditività e la sostenibilità ambientale dell’intero settore olivicolo-oleario.
“Va evitato – sottolineano da Unaprol – un forte squilibrio territoriale che, a fronte dei migliaia di frantoi presenti in maniera capillare, punti a costruire artificiosamente un modello monopolistico tarato su un esiguo numero di sansifici, destrutturato, disorganizzato, obsoleto e che ha come obiettivo lasciare la sansa bifasica “a terra” con un evidente impatto sulla produttività dei frantoi e inevitabilmente sul prezzo dell’olio”.



















