Prezzo dell’olio, scattano i controlli su porti e aziende importatrici

L'annuncio del Ministero per tracciare destinazione finale dell’olio che varca i confini nazionali e contrastare contratti al ribasso
Enti e Associazioni
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Cabina di regia interforze per i controlli nei porti di Puglia, ma anche nelle aziende importatrici per tracciare provenienza e destinazione finale dell’olio che varca i confini nazionali per sventare pratiche sleali e contratti al ribasso che deprimono il mercato dell’extravergine Made in Italy, ma anche un tavolo al Masaf sui prezzi dell’olio. E’ quanto ha annunciato il sottosegretario Patrizio La Pietra che ha incontrato i quadri dirigenti di Coldiretti Puglia.

Il sottosegretario Patrizio La Pietra

Coldiretti e l’associazione di OP ad essa collegata (Unaprol) – si legge in una nota – “hanno chiesto proprio questo: una cabina di Rùregia straordinaria per coordinare le operazioni di contrasto alle irregolarità nel settore olivicolo”. Sollecitano inoltre un piano straordinario di controlli nei porti e nei punti di ingresso delle merci per verificare l’origine dei prodotti e il rispetto dei limiti sui residui fitosanitari. Infine, propongono di monitorare i contratti “futures” sulle principali Borse Merci per prevenire fenomeni speculativi e frodi sull’origine.

Le importazioni di olio straniero sono quasi raddoppiate nel 2025 con un’accelerazione che alimenta le speculazioni ai danni dell’extravergine italiano, le cui quotazionicome riportato da OlivoNews – sono crollate del 20% nel giro di poche settimane, piombando sotto i costi di produzione. Nei primi otto mesi dell’anno gli arrivi di olio d’oliva straniero sono saliti a 427 milioni di chili, il 67% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un’impennata nel mese di agosto (+93%), alla vigilia della campagna di raccolta.

Pietro Piccioni

“Una vera e propria invasione che ha impattato sulle quotazioni del prodotto nazionale, sotto la spinta di contratti al ribasso”, ha denunciato il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni, nel sottolineare che “da inizio ottobre il prezzo dell’extravergine è passato da 9,4 euro al chilo a 7,74 euro, con un calo di quasi il 20%, una situazione inaccettabile che danneggia gravemente le imprese, poiché la remunerazione dell’olio evo tricolore sta scendendo sotto i costi di produzione”.

Si tratta peraltro di un’anomalia evidente, soprattutto se si considera la situazione del Frantoio Italia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Icqrfcome riportato da OlivoNews – le giacenze di olio al 31 ottobre 2025 risultano del 32,7% superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, grazie soprattutto all’aumento della disponibilità di extravergine (+37,5%). Se si va però a guardare alla provenienza del prodotto, l’olio evo italiano è cresciuto di appena l’8,7%, mentre quello straniero è esattamente raddoppiato (+100%). Secondo Coldiretti non può essere dunque spiegabile un simile crollo delle quotazioni anche alla luce dell’arrivo dell’extravergine “nuovo” che normalmente dovrebbe portare a un incremento dei prezzi.

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Tags: in evidenza, olio di oliva, olio tunisino, prezzo dell'olio di oliva

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