Abbiamo in giacenza quasi 100 mila tonnellate di olio extravergine italiano nelle cisterne distribuite in giro per la penisola (erano 152 mila un anno fa). A queste si aggiungono altre 45 mila tonnellate di extravergine comunitario e 10 mila extra Ue, in entrambi i casi in crescita di oltre il 35% rispetto all’anno prima, a conferma di come l’industria olearia abbia cominciato a far scorte approfittando anche dei prezzi deboli dei principali paesi del Mediterraneo.
Sono questi i dati che emergono dal puntuale report mensile dell’Istituto Repressione Frodi dal quale si evidenzia che l’olio di oliva complessivamente a disposizione è pari a 214 mila tonnellate, comprensivo di oltre 23 mila di olio di sansa, 15 mila di lampante, 10 mila raffinato ed 8 mila in attesa di classificazione.
Numeri che confermano una campagna ridotta rispetto a quella 2023/2024, ma che garantisce comunque il prodotto ai consumatori italiani. Piuttosto, il dato interessante che emerge è che nel mese di gennaio sono state vendute appena 6 mila tonnellate di extravergine nazionale, in linea con le analisi economiche di Aipo che segnala mercati abbastanza piatti.
La Puglia con 74 mila tonnellate (di cui 54 mila Evo) è la regione che detiene il maggior quantitativo di olio, seguita dalla Toscana con 35 mila e la Calabria con 23 mila, a cui segue l’Umbria con 20 mila.
Pari a 27 mila tonnellate l’olio di oliva biologico, di cui 20 mila extravergine nazionale.
Sono invece 21 milioni i litri di olio certificato: Terre di Bari Dop guida le giacenze con oltre 8 milioni (38,1%), seguito dell’Igp Toscano (3,1 milioni di litri) e a pari merito dalle due certificazioni della Sicilia: l’Igp e la Val Di Mazara, entrambe con 2,4 milioni.
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