Un fazzoletto di terra di circa 300 ettari distribuito tra cinque Comuni in tutto, praticamente una piccola chiazza ai margini dell’appennino emiliano, dove ad un’altitudine tra i 150 ed i 300 metri si ritrovano più o meno 100 mila piante di olivo. È questa la patria del Brisighella, la Dop che detiene il prezzo più alto in assoluto in Italia, 22 euro al chilo quotata all’ingrosso da Ismea, superiore ai 30 se imbottigliata per il consumatore finale.
“Il segreto? Un monovarietale, la Nostrana di Brisighella, irripetibile – assicura Franco Spada, il “padre” della Dop e oggi presidente onorario del Consorzio (nella foto) – la cui valorizzazione nasce oltre 20 anni prima della Dop, che pure è la prima ad essere riconosciuta in Italia (1996) con tanto di firma notarile nel 1973. Parliamo di un quantitativo piccolo, perché la produzione della Nostrana di Brisighella ha una media di 8 mila quintali l’anno, alternando produzioni con punte di 13 mila quintali per scendere a 3 mila negli anni di scarica, specialmente se si aggiunge il freddo. Di queste, dai 200 ai 300 quintali, diventano Dop, in una filiera che coinvolge 118 produttori e 3 frantoi, di cui quello sociale, con marchio Brisighello, assomma il 95% del prodotto”.
Il mercato, tolto un terzo del prodotto in autoconsumo, lo fanno i turisti, ma anche un po’ di estero, con la Germania come riferimento principale. “Ma anche il resto del monovarietale che non viene certificato nella Dop ha prezzi molto interessanti – continua Spada – che si attestano intorno ai 18 euro al litro. Alta qualità e poca quantità che il consumatore è disposto a pagare bene. Del resto lo faceva già nel 1975 quando il Brisighella viaggiava a 13 mila lire al litro”. Passano gli anni, resta la qualità ed il prestigio di un marchio da guardare come modello.
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