Da Sicilia, Calabria e Puglia segnali di cauto ottimismo

Prospettive dalle tre principali regioni a vocazione olivicola
Economia
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Cauto ottimismo su come sta procedendo la campagna dalle tre regioni a principale vocazione olivicola: per Puglia, Calabria e Sicilia le aspettative sono buone. Certamente non esaltanti, ma rispetto ad una primavera oltremodo piovosa che ha fortemente messo a rischio l’allegagione, verrebbe da dire che le prospettive ora sono migliorate. Con luglio infatti assistiamo al primo ingrossamento delle olive che, mediamente, hanno raggiunto dimensioni di 15 mm. Negli oliveti si assiste a casi di cascola e senescenza fogliare, ma in generale le piante si presentano in un positivo stato vegetativo.

“Non è un anno di carica, ma restiamo comunque fiduciosi – confida Mario Terrasi, presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio IGP Sicilia e di Oleum Sicilia, la principale OP dell’isola – sperando che tutto ora proceda senza ulteriori capricci del meteo. In Sicilia abbiamo avuto annate anche di 70 mila tonnellate di olio. Ma credo che arrivare quest’anno alla metà sia un buon risultato, anche tenuto conto dell’annata 2022 non certamente esaltante”.

Molto meglio in Calabria che lo scorso anno aveva pagato forse più di altri territori la forte siccità. “Decisamente una situazione positiva – spiega Thomas Vatrano, agronomo specializzato nel settore olivicolo-oleario – con alcuni areali che si prospettano più produttivi rispetto ad altri. Ma quella di essere una regione eterogena nelle diverse zone di produzione è una caratteristica della Calabria dove, comunque, quest’anno ci si attende complessivamente una buona campagna”.
Bicchiere mezzo pieno anche per Stefano Caroli, presidente dell’Associazione frantoiani della Puglia, che prefigura una campagna di ripresa. “Certamente quella del 2022 – ricorda – è stata la peggiore di sempre, quantomeno a mia memoria e cioè da oltre 50 anni. C’è una buona ripresa che permette di avere positive aspettative. Il vero problema, però, oggi resta la Xylella. Sta silenziosamente marciando verso nord ed ha compromesso quasi un terzo del potenziale olivicolo di questa regione, senza che riesca a trovare una soluzione e prendere provvedimenti concreti. Nel Foggiano stanno crescendo gli intensivi che compensano parzialmente i livelli produttivi, ma qui rischiamo di perdere un patrimonio di biodiversità che è sempre stato un valore aggiunto per l’olio nazionale”.

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Tags: Calabria, in evidenza, Puglia, Sicilia

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