La dinamica dei prezzi delle olive in questa nuova campagna olearia

Quotazioni delle olive ricomprese in una forbice tra 90 e 120 euro: ecco dove si approvvigionano i frantoi del centro-nord e come si determinano i prezzi.
Economia
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di Francesca Gambin e Roberta Ruggeri
Ufficio Economico Aipo

Per comprendere le dinamiche economiche che caratterizzano il mercato delle olive da olio nel 2025, è necessario partire da una lettura tecnica della campagna olivicola. Rese, qualità, stato fitosanitario e logistica non sono più soltanto parametri agronomici, oggi, rappresentano veri e propri indicatori economici, capaci di determinare la formazione dei prezzi, la selezione dei lotti e la distribuzione dei flussi commerciali. La campagna olivicola 2025 si presenta come un mosaico complesso, in cui ogni territorio racconta una diversa capacità di adattamento climatico e organizzativo.

Il Centro e il Nord Italia risultano penalizzati da un’elevata incidenza della mosca olearia, mentre il Sud e le Isole, pur tra difficoltà localizzate, hanno espresso livelli produttivi più stabili e una maggiore uniformità qualitativa.

Prezzi e rese: un mercato differenziato

Le quotazioni delle olive da olio oscillano tra i 90 e i 120 euro al quintale, con ampie variazioni legate alla resa in olio e, soprattutto, allo stato sanitario delle drupe. Le partite con rese superiori al 15% e olive integre, defogliate e pulite raggiungono le valutazioni più alte della fascia, mentre i lotti con difetti o residui vegetali vengono penalizzati con riduzioni di prezzo.

Il servizio di defogliazione e cernita meccanica, quando richiesto dai frantoi, comporta un costo aggiuntivo al quintale, ma consente di preservare la qualità della lavorazione e migliorare la resa finale in olio.

Flussi commerciali e geografia della produzione

Il baricentro produttivo dell’olivicoltura italiana resta la Puglia, che continua a svolgere un ruolo cardine nell’approvvigionamento dei frantoi del Centro e del Nord Italia. Le partite pugliesi, generalmente sane e con rese elevate, riforniscono stabilmente gli impianti di trasformazione di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, oltre che di Marche, Emilia-Romagna, Toscana e Liguria. Viceversa, Abruzzo e Molise partecipano in misura minore a questo flusso, contribuendo a riequilibrare la disponibilità di prodotto nelle aree settentrionali.
La Calabria, pur rimanendo una regione ad alta vocazione olivicola, è meno coinvolta nei flussi verso il Nord, ma rafforza i propri rapporti commerciali con la Sicilia, soprattutto nella parte orientale. La Sardegna vive un’annata discreta, ma con rese inferiori alle attese a causa degli stress termici estivi e di infestazioni localizzate di mosca.

Costi logistici e qualità del conferimento

La logistica è diventata una componente determinante del prezzo finale. I costi di trasporto variano secondo le distanze, con differenze legate ai volumi e alle condizioni di carico. I frantoi che operano con sistemi di tracciabilità digitale o contratti di conferimento diretto riescono a ottimizzare i costi e a ridurre i tempi di consegna, garantendo una lavorazione tempestiva e un miglior mantenimento della qualità del frutto.

Particolare attenzione è riservata alla conformità normativa; la presenza di residui di agrofarmaci oltre i limiti di legge comporta l’esclusione automatica delle partite dai circuiti commerciali di qualità. Le analisi per il controllo dei LMR (limiti massimi di residui) stanno diventando una pratica sempre più seguita.

Conclusioni

L’annata 2025 conferma che la competitività dell’olivicoltura italiana si misura non solo sulla quantità prodotta, ma sulla capacità di offrire olive sane, pulite e tracciabili, accompagnate da una logistica efficiente e conforme alle normative.
La collaborazione tra territori e la valorizzazione delle pratiche di raccolta e conferimento di qualità rappresentano oggi la chiave per mantenere il valore economico e la reputazione del comparto olivicolo nazionale.

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Tags: in evidenza, Olive, prezzi delle olive, resa dell'olio

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