Mariani (Assofrantoi): “Il Tavolo olivicolo nazionale? Ecco perché parte male!”

"L'olivicoltura in Italia è differente da nord a sud, vanno coinvolte prima le regioni"
Economia
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“Va apprezzato lo sforzo davvero straordinario del sottosegretario del Masaf, Patrizio La Pietra, che dal niente si sta facendo promotore di azioni importanti per imprimere una svolta al settore olivicolo-oleario. E di questo mi sento di ringraziarlo sinceramente. Credo, però, che avviare un Tavolo olivicolo nazionale senza prendere in considerazione prima le esigenze regionali, sia partire dalla fine invece che dall’inizio”.

Paolo Mariani

Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi, registra l’ufficializzazione della costituzione del Tavolo Tecnico di Filiera Olivicolo-Olearia, ma esprime forti perplessità sulla metodologia.

Presidente Mariani, cosa è in particolare che non la convince?
“Fermo restando la buona volontà del sottosegretario, va preso atto che l’olivicoltura italiana è complicata. A differenza degli altri paesi del Mediterraneo dove gli oliveti sono concentrati in una regione o in un’area ben delimitata, penso alla Spagna o ai Paesi del Magreb, qui in Italia noi abbiamo piante dal Friuli alla Sicilia. Sono olivicolture differenti quelle del nord, del centro, del sud e anche delle isole. Affrontarle tutte insieme in un Piano olivicolo nazionale è difficile, perché diverse sono le esigenze a fronte di caratteristiche orografiche, gestionali, di cultivar differenti tra loro”.

Dunque, quale sarebbe stato il percorso da seguire?
“A mio modo di vedere sarebbe stato più logico partire dalle regioni, dalla caratterizzazione dell’olivicoltura dei territori, sia sotto il profilo produttivo che dal punto di vista ambientale. Dopodiché, ricevute le varie indicazioni da parte degli Enti regionali, affidare al Ministero, insieme ai soggetti del Tavolo, il compito della sintesi”.

L’obiezione che può esser fatta è che comunque sei rappresentanti delle Regioni sono presenti al Tavolo, da scegliere attraverso la Conferenza Stato-Regioni.
“Sì, ma parliamo di appena sei elementi su una quarantina, a cui tra l’altro – risolto il  banale refuso iniziale – si aggiungeranno anche le organizzazioni dei frantoiani, visto che, come è ben noto, sono i frantoi a produrre l’olio, non gli altri soggetti della filiera. La quale tutta, viceversa, in un Tavolo ministeriale dovrebbe occuparsi di altre importanti questioni”.
Quali sarebbero?
“Le scelte politiche nazionali devono concentrarsi sulla promozione dell’olio di oliva e delle olive da mensa, sui metodi per favorire la commercializzazione del prodotto, sui contributi da assegnare ai vari soggetti della filiera per un ammodernamento generale. Si lasci alle singole Regioni, dotandole di risorse, le indicazioni sui temi produttivi in campo, dai nuovi oliveti al recupero di quelli abbandonati, proprio perché da nord a sud, ogni territorio ha una diversa caratterizzazione”.

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Tags: Assofrantoi, in evidenza, Paolo Mariani, Piano Olivicolo Nazionale

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