La mosca delle olive rappresenta il principale fitofago dell’olivicoltura mediterranea, con impatti significativi sulla qualità e quantità della produzione olivicola. Nonostante decenni di strategie di contenimento, la sua resilienza biologica e la capacità di adattamento agli strumenti di difesa ne fanno un avversario persistente e complesso da gestire.
Evoluzione dei mezzi tecnici di difesa
Fino a pochi anni fa, il controllo della mosca era affidato a principi attivi ad azione abbattente, quali clorpirifos, dimetoato e fosmet.
Queste molecole, pur presentando criticità ambientali e tossicologiche, garantivano una buona efficacia e un’azione rapida sulle prime generazioni del fitofago.
La loro revoca ha determinato un cambio nella difesa fitosanitaria, con l’introduzione di sostanze attive più selettive, come i neonicotinoidi (es. acetamiprid) e i butenolidi (es. flupyradifurone, principio attivo del Sivanto Prime). Sebbene queste ultime molecole offrano un profilo ecotossicologico più favorevole, presentano limiti in termini di persistenza e copertura, soprattutto in condizioni di elevata pressione della mosca.
Influenza del clima sulla dinamica di popolazione

L’umidità relativa elevata favorisce la schiusa delle uova e l’attività riproduttiva, contribuendo alla proliferazione del fitofago.
Negli ultimi anni, le condizioni meteorologiche sempre più variabili e l’aumento degli eventi climatici estremi hanno influenzato il comportamento della mosca dell’olivo, rendendone più flessibile il ciclo biologico stagionale.
Ciclo stagionale e pressione entomologica

– una prima generazione estiva nel mese di luglio;
– due generazioni successive in agosto;
– una terza e quarta generazione tra settembre e ottobre.
In condizioni climatiche favorevoli, la mosca può completare fino a cinque generazioni l’anno, aumentando significativamente la pressione del dittero.
La presenza di olive non raccolte sugli alberi durante l’inverno rappresenta un ulteriore fattore critico, fungendo da substrato per ovideposizioni da parte di femmine adulte svernanti e favorendo lo sviluppo precoce di generazioni primaverili.
Gli anni caratterizzati da scarsa produzione aggravano il problema per il rapporto sfavorevole tra densità di adulti e numero di drupe.
Strategia integrata di contenimento
La conoscenza del ciclo biologico stagionale consente una programmazione razionale degli interventi, articolata in quattro fasi:
Fase 1 – Maggio/Giugno: prevenzione
Inizio Maggio: installazione di trappole a lunga durata (fino a 180 giorni) per cattura massale.
Dopo la seconda metà di Giugno: esposizione di trappole a durata media (circa 90 giorni) nella seconda metà di giugno.
Obiettivo: intercettare precocemente gli adulti e ridurre la popolazione iniziale.
Fase 2 – Luglio: prima generazione estiva
Trattamenti adulticidi con:
a. Piretro naturale
b. Azadiractina
c. Deltametrina (solo in agricoltura convenzionale)
Utilizzo di esche alimentari:
a. Spinosad (Spintor Fly)
b. Cyantraniliprole (Exirel Bait)
Applicazione di antideponenti:
Polveri di roccia
Distillato di legno
Obiettivo: contenere la prima ondata di adulti e proteggere le olive in accrescimento.
Fase 3 – Agosto: generazioni successive
Trattamenti ovo-larvicidi con:
a. Acetamiprid
b. Flupyradifurone
Integrazione con:
a. Repellenti naturali (distillato di legno)
b. Antideponenti
Rinnovo delle esche alimentari
Obiettivo: interrompere il ciclo riproduttivo e limitare i danni larvali.
Fase 4 – Settembre/Ottobre: terza e quarta generazione
Monitoraggio costante delle catture e dei danni per valutare la pressione del fitofago.
Interventi mirati in base al rischio infestazione
Adulticidi selettivi:
a. Piretro naturale: rapido effetto, tempo di carenza breve.
b. Azadiractina: azione su adulti, compatibile con agricoltura biologica.
c. Spinosad (Spintor Fly): esca alimentare efficace e con tempo di carenza ridotto.
d. Cyantraniliprole (Exirel Bait): ottima efficacia, basso impatto ambientale.
Adulticidi – Ovo-larvicidi mirati
Acetamiprid – Flupyradifurone – Deltametrina: da valutare solo in agricoltura convenzionale e in funzione della distanza dalla raccolta.
Repellenti e antideponenti naturali:
Polveri di roccia e distillato di legno: utili per ridurre l’ovideposizione, senza tempi di carenza.
Obiettivo: proteggere le drupe in una fase di massima vulnerabilità, contenere le ultime generazioni della mosca e garantire un olio di qualità, privo di residui critici.
Note: attenzione ai tempi di carenza, evitare trattamenti con principi attivi residuali non compatibili con la raccolta imminente, per non compromettere la salubrità del prodotto.
Criticità territoriali
La frammentazione aziendale e l’aumento degli oliveti abbandonati rappresentano un ostacolo significativo alla gestione fitosanitaria.
Questi contesti non gestiti fungono da serbatoio di infestazioni, vanificando gli sforzi degli olivicoltori più attenti e tendono a rendere inefficace la difesa su scala territoriale.
La mosca dell’olivo è ancora il nemico numero uno per chi coltiva olive nel Mediterraneo. È un insetto sorprendentemente adattabile, riesce a modificare il proprio comportamento in base all’ambiente, resiste ai cambiamenti climatici e si adatta con facilità ai metodi usati per combatterla.
Direttore Aipo
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli




















