Secondo le previsioni dell’osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, quella del 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia più leggera degli ultimi 6 anni, ancora una volta caratterizzata dagli effetti ormai cronici dei mutamenti climatici che ne hanno determinato importanti differenze quantitative lungo tutto lo Stivale.
Si tratta di un’Italia divisa a metà: il Nord conferma i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre nel Centro, nel Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%. Nel Nord Ovest si assiste all’importante ripresa della Lombardia, seguita da Liguria, Valle d’Aosta e Piemonte. Il Nord-Est è trainato dal Veneto, nonostante tutto in lieve crescita rispetto allo scorso anno grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno, mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.
Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento, con vendemmie previste molto più scariche soprattutto sulla dorsale Adriatica (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata) ma anche in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.
In tutto si stima una produzione complessiva di 43,8 milioni di ettolitri, un 12% in meno rispetto alla precedente vendemmia e di quasi 7 milioni di ettolitri di meno della media delle ultime cinque campagne vitivinicole.
In questa sostanziale diversificazione, ha giocato un ruolo importante l’insorgere di malattie della vite: protagonista dell’annata, la malattia fungina “peronospora”, determinata dalle frequenti e abbondanti precipitazioni che non ha lasciato scampo a molti vigneti, soprattutto del Centro-Sud. I tecnici dell’Osservatorio hanno comunque precisato che la peronospora non influisce direttamente sulla qualità delle uve sane. I primi grappoli raccolti destinati alle basi spumante presentano infatti buoni livelli di acidità e interessanti quadri aromatici, che danno positive prospettive enologiche. Per le altre tipologie saranno determinanti le condizioni meteo fino ad ottobre quando si svolgerà il grosso della raccolta.
Questa Italia a due velocità ha dunque provocato una contrazione produttiva complessiva che ad oggi non permetterebbe al nostro Paese di mantenere il primato mondiale, date le ultime stime che attestano la produzione della Francia a 45 milioni di ettolitri. Al di là, comunque, della perdita della leadership mondiale, che resta un riferimento puramente statistico, gli operatori sanno bene che sono le quote di mercato e il valore della produzione le variabili che realmente fanno la differenza.
Dunque, un’annata dal meteo particolare che ha messo in evidenza ancora una volta come il grande potenziale tecnico professionale consenta alle imprese che si sono affidate alla tecnica e alla scienza dei molti enologi e tecnici viticoli di ottenere una qualità in linea con la media delle ultime annate.