Olio di oliva, la Spagna fa promozione con i soldi… dell’Italia

Mariani (Assofrantoi): "Urgente una Interprofessione coesa anche da noi"
Economia
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“Non è accettabile che siamo noi italiani a contribuire a pagare la promozione degli oli di oliva spagnoli e al tempo stesso non siamo in grado di valorizzare i nostri né in Italia né tantomeno all’estero”.

Paolo Mariani

È lo sfogo di Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi, a commento della notizia che giunge dal paese iberico. Con l’avvio della nuova stagione olivicola 2024/25 è entrato infatti in vigore il nuovo protocollo (Standard Extension) dell’Interprofessionale spagnola dell’olio d’oliva, vale a dire l’organismo che riunisce olivicoltori, frantoiani e industria olearia. Tale protocollo è considerato fondamentale per accrescere la domanda di olio d’oliva spagnolo nel mondo attraverso ambiziose campagne promozionali per le quali l’Interprofessione stanzia oltre l’80% dei suoi fondi. E sapete da dove arrivano tali fondi? Dal contributo di 6 euro a tonnellata di olio di oliva prodotto e commercializzato. Di questi 6 euro, 3 sono dati dalla parte che cede l’olio, gli altri 3 dall’acquirente. Parliamo, per questa nuova campagna, di qualcosa come 8/9 milioni di euro, tenuto conto che le stime produttive si attestano tra 1,3 e 1,4 milioni di tonnellate di olio.

Il contributo dell’Italia alla Spagna

Ebbene, considerato che l’Italia è il principale acquirente dell’olio spagnolo e che, in virtù della stimata scarsa campagna olivicola nazionale, si può ragionevolmente immaginare che almeno 380 mila tonnellate di olio sarà acquistato proprio dal paese iberico per coprire la domanda interna, le transazioni italiane genereranno qualcosa come 2,3 milioni di euro, interamente destinate alla promozione dell’olio spagnolo.

Una questione sulla quale il presidente di Assofrantoi richiama tutti ad una riflessione: “Per logiche e personalismi diversi – spiega Mariani – non riusciamo a creare una Interprofessione italiana in grado di accompagnare l’intero comparto ad una valorizzazione del prodotto e ad una ripresa dei consumi del made in Italy. Confido che il nuovo Piano Olivicolo Nazionale, che dovrebbe finalmente vedere la luce a breve, preveda una Interprofessione ampia e coesa in grado di rappresentare tutti i componenti della filiera. Ad oggi, al di là delle buone intenzioni del CEQ (Consorzio Extravergine di Qualità) da una parte e del FOOI (Filiera Olivicola Olearia Italiana) dall’altra, non si riesce a trovare una quadra. E a rimanere penalizzato è l’intero settore che non riesce ad esprimersi ad una sola voce come invece sarebbe necessario. Si va avanti con una promozione sia in Italia che all’estero affidata alle singole aziende, quando invece sarebbe importante parlare tutti insieme e far comprendere le ragioni per cui l’olio extravergine di oliva italiano, con la sua straordinaria biodiversità e la riconosciuta professionalità dei vari protagonisti della filiera, rappresenta un prodotto non solo alimentare, ma anche salutistico. Mi auguro che si arrivi presto a tale risultato, perché mi scoccia e non poco vedere l’olio spagnolo efficacemente promosso a nostre spese in tutto il mondo e quello italiano messo in secondo piano”.

E dalla Spagna gongolano

Parole ben diverse giungono, viceversa, sul fronte spagnolo: “La nuova Standard Extension – ha confidato il presidente dell’Interprofessione spagnola Pedro Barato – è garanzia di continuità nell’importante lavoro che stiamo portando avanti dalla fine del 2008 e che ci ha permesso di raddoppiare le vendite all’estero e raggiungere la leadership nei principali mercati mondiali, Stati Uniti in primis”.

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Tags: Ceq, Fooi, in evidenza, interprofessione, Paolo Mariani, Spagna

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