Olio, ecco le perdite per le valutazioni errate dei panel test

Calcolato il danno economico per gli olivicoltori e frantoiani causato da giudizi che declassa no senza giustificazione fisico-chimica l'olio extravergine
Economia
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Uno studio pionieristico sull’impatto dell’analisi organolettica sul reddito netto degli olivicoltori, dimostra la necessità di aggiornare il panel test per garantire la massima sicurezza nelle classificazioni degli oli extravergini di oliva, evitando un impatto economico negativo per gli agricoltori.

Lo studio, “Studio sull’impatto dell’analisi organolettica sul reddito netto degli olivicoltori: il caso specifico della provincia di Jaén”, coordinato da Juan Vilar Strategic Consultants, quantifica per la prima volta le perdite economiche del settore dovute alla variabilità tra i panel di assaggio nella classificazione degli oli vergini di oliva. Basato su 36 campioni codificati inviati a 28 laboratori in diversi paesi, lo studio conferma che oltre il 21% delle valutazioni declassa oli ufficialmente certificati come extravergini a categorie inferiori senza alcuna giustificazione fisico-chimica.

I dati risultanti sono convincenti: in tutta la Spagna, lo studio stima una perdita cumulativa di oltre 1,147 miliardi di euro nell’ultimo decennio, derivante esclusivamente da errori e deviazioni nell’applicazione del Panel Test. Di tale importo, circa 918 milioni di euro corrispondono all’Andalusia e 424,6 milioni di euro alla provincia di Jaén, che da sola rappresenta circa il 37% della produzione nazionale di olio d’oliva.

Il rapporto conclude che la variabilità tra i panel è strutturale e si accentua negli oli “borderline”, collocati nella fascia più bassa della categoria extravergine, dove in alcuni casi più della metà delle valutazioni li declassa ingiustificatamente a vergini. Inoltre, individua come fattori chiave il peso dell’elemento umano, l’influenza psicologica descritta dalla Teoria del Comportamento Pianificato, la diversità varietale e di terroir e la rapida comparsa di nuovi profili sensoriali nel contesto dell’olivicoltura globalizzata.

Tra le sue raccomandazioni, lo studio propone di evolvere verso un modello operativo integrato, in cui il panel umano mantiene la decisione finale, ma è sistematicamente supportato da supporti strumentali (naso elettronico, spettroscopia, cromatografia e intelligenza artificiale) e da database di riferimento aggiornati. L’obiettivo è ridurre la soggettività, rafforzare la certezza del diritto del settore e garantire che il valore aggiunto dell’olio extravergine di oliva raggiunga realmente chi lo produce: l’olivicoltore, con particolare attenzione a regioni come Jaén.

Secondo Juan Vilar, coordinatore dello studio, “anche se il panel test è un elemento necessario, è urgente realizzare una serie di miglioramenti che permettano di evitare questo margine di errore, che colpisce fondamentalmente varietà ancestrali come i Picual, oli extravergini di oliva che si trovano al confine, e sempre in modo negativo (durante lo studio è stato determinato che nessun olio di oliva è stato classificato in questa categoria). Anche il comportamento eterogeneo della stessa varietà in diverse parti del mondo e la continua comparsa di nuove varietà hanno un impatto negativo; entrambi questi fattori, tra gli altri, richiedono una formazione costante e rigorosa per i membri del panel.”

Articolo tratto da www.olimerca.com 

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Tags: in evidenza, olio di oliva, olio extravergine di oliva, panel test

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