Quasi raddoppiano da un anno all’altro le giacenze di olio straniero in Italia. In un 2025 in cui la produzione nazionale dovrebbe rimpinguare i serbatoi di grandi frantoi e cooperative, specialmente al sud, non passa inosservato che prosegue massiccio l’acquisto di olio da oltre frontiera: al 30 novembre erano stoccate nei silos dell’industria olearia 42.689 tonnellate di extravergine comunitario rispetto alle 23.768 dello stesso periodo del 2024; quasi 9 mila inoltre le tonnellate tra olio extra Ue e blend, contro le 5.800 dell’anno prima.
E questo, come detto, malgrado la produzione di extravergine italiano sia cresciuta di quasi il 18%, passando dalle 85 mila tonnellate alle 101 mila, con prospettive di ulteriore interessante crescita a dicembre principalmente in Puglia e Calabria.
Con l’extravergine che dunque complessivamente sfiora le 153 mila tonnellate, emerge, tra le altre tipologie di olio, quantitativi di vergine praticamente assenti in entrambe le annate di riferimento (intorno alle 2 mila tonnellate), mentre crescono rispetto al 2024 le quantità di olio raffinato e di olio di sansa di oliva. A conti fatti, la giacenza complessiva di olio in Italia è pari a 202.920 tonnellate rispetto alle 158.745 del 30 novembre 2024 (+27,7%).
Numeri che emergono dal puntuale report della Repressione Frodi in base ai dati del registro Sian, dove la Puglia detiene la maggiore quantità di extravergine, seguita dalla Toscana che invece è nettamente prima per detenzione di olio di oliva raffinato (oltre 5 mila tonnellate rispetto al migliaio o poco più di Puglia, Umbria e Campania.
Terzo posto per la Sicilia in fatto di extravergine, ma superata dalla Calabria per dotazione complessiva di tipologie di oli, tenuto conto che quest’ultima regione detiene oltre 5 mila tonnellate di lampante.
Altra annotazione: sono certificati ad oggi quasi 21 milioni di litri di olio, di cui 6,1 milioni Terre di Bari Dop, 3,6 milioni di Igp Sicilia e 3 milioni di Igp Toscano.
Leggi l’intero report cliccando qui.
