Scarti di frantoio, 4 milioni per una sfida innovativa

A guida italiana un progetto europeo per creare una bioraffineria integrata in grado di trasformare foglie, sansa e nocciolino in una vasta gamma di prodotti utili
Tecnica e Ricerca
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Un nuovo progetto europeo da 4 milioni di euro, chiamato OLinWASTE, punta a trasformare gli scarti della produzione di olio d’oliva in risorse preziose, come bioplastiche, biopesticidi e bioenergia. L’obiettivo è creare una bioraffineria a zero emissioni che dia una risposta sostenibile a un’importante sfida ambientale ed economica per l’Europa, il maggiore produttore mondiale di olio d’oliva.

La sfida degli scarti dell’olio d’oliva

L’Unione Europea produce circa il 67% dell’olio d’oliva mondiale e, di conseguenza, genera fino a 9,6 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. Questi scarti, che includono sansa, nocciolino e foglie, sono difficili e costosi da gestire (fino al 10% dei costi totali di produzione) e, se non smaltiti correttamente, possono inquinare suolo e acque.

OLinWASTE vuole cambiare questo paradigma, trattando questi rifiuti non più come un problema, ma come una risorsa di biomassa ad alto valore aggiunto. Per raggiungere questo scopo, il progetto sfrutta i principi della chimica verde, della biotecnologia e dell’economia circolare.

Un partenariato internazionale

Coordinato dall’Università La Sapienza di Roma, OLinWASTE ha una durata di quattro anni e un budget di 4 milioni di euro. Il progetto coinvolge nove partner da sei Paesi, tra cui università, centri di ricerca e aziende. Tra i partecipanti, oltre all’Università di Padova, ci sono istituzioni spagnole, austriache, finlandesi, svedesi e del Regno Unito, come l’Università di Burgos, l’Università di Cranfield e l’Università del Surrey. L’azienda italiana Agrolio parteciperà fornendo gli scarti e gestendo un impianto a biogas collegato al progetto.

Una bioraffineria innovativa

Il fulcro di OLinWASTE è lo sviluppo di una bioraffineria integrata che trasformerà gli scarti in una vasta gamma di prodotti utili, tra cui:
– Biopesticidi e biofertilizzanti per l’agricoltura;
– Bioplastiche biodegradabili;
– Bioenergia pulita;
– Bioimmunostimolanti vegetali;
– Composti fenolici e oligosaccaridi naturali, ovvero sostanze con proprietà antiossidanti e benefiche per la salute delle piante.

Il progetto includerà anche un gemello digitale che, utilizzando l’intelligenza artificiale e il machine learning, permetterà di simulare e ottimizzare i processi in tempo reale, riducendo l’impronta di carbonio e le emissioni inquinanti.

Prospettive future

Selezionato nell’ambito del programma Horizon Europe 2021-2027, il progetto OLinWASTE è un passo concreto verso una bioeconomia europea più resiliente e circolare. Vincenzo Lionetti dell’Università La Sapienza ha sottolineato l’importanza di questo progetto nel unire scienza all’avanguardia e tecnologia verde per costruire un futuro più sostenibile.

Grazie a questa iniziativa, l’industria dell’olio d’oliva potrà non solo ridurre il proprio impatto ambientale, ma anche generare nuove fonti di reddito, contribuendo attivamente al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE.

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Tags: foglie di olivo, Frantoio, in evidenza, Nocciolino, sansa

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