Dopo 10 anni non si può parlare più di emergenza, ma di fenomeno ordinario. Drammaticamente ordinario. Un fenomeno che marcia verso nord al ritmo di 10 chilometri l’anno, infettando oliveti su oliveti, e rischiando davvero di minare alle fondamenta l’olivicoltura nella regione che da sola detiene oltre il 50% della produzione nazionale.
E di fronte a quello che ormai i più autorevoli addetti ai lavori indicano come il più grande fallimento della Regione Puglia – la lotta alla Xylella – la richiesta di un commissario straordinario e di una struttura nazionale che lo supporti si eleva sempre più a gran voce. A partire dalle associazioni di categoria che hanno salutato con grande soddisfazione l’impegno preso al riguardo dal sottosegretario Giacomo La Pietra sia nell’incontro a Bitonto con la Cia, sia in quello a Brindisi con Confagricoltura
E appare sempre più marcata la distanza tra un presidente della Regione, Michele Emiliano, che continua a rivendicare la guida degli interventi (“il commissariamento della Regione per la gestione della Xylella – ha detto recentemente – non avrebbe nessun fondamento tecnico, perché sia dal punto di vista delle erogazioni dei fondi per il reimpianto sia dal punto di vista del taglio immediato delle piante dopo il monitoraggio tutto avviene con regolarità e puntualità”) e l’assessore regionale Donato Pentassuglia che, pur evitando dichiarazioni ufficiali, ha una visione marcatamente più vicina al sentire delle associazioni di categoria.
E tra queste, oggi torna alla carica la Cia-Agricoltori Italiani, che ribadisce la richiesta di una struttura nazionale dedicata all’emergenza Xylella con pieni poteri a un commissario straordinario, più risorse e procedure snelle. Una richiesta che nasce dai “ritardi burocratici della Regione Puglia, troppo lenta nell’attuare strategie celeri ed efficaci” con lentezze che “riguardano sia l’estirpazione delle piante infette, sia l’erogazione dei ristori agli olivicoltori”.
Secondo Cia, la Regione Puglia ha iniziato a occuparsi del fenomeno Xylella solamente da due anni (non a caso con l’arrivo di Pentassuglia all’assessorato all’agricoltura) e “l’area infetta – scrive l’associazione – negli anni di immobilità dei decisori politici, si è man mano allargata”: da Lecce ha raggiunto le province di Brindisi e Taranto, per fare poi ingresso anche nel Barese. L’area interessata si estende, ormai, su quasi 750 mila ettari ed è compromesso il 50% dell’olivicoltura pugliese.
“Alcuni esponenti istituzionali regionali, negli anni successivi ai ritrovamenti dei primi focolai, hanno preferito dare credito a pseudo ambientalisti con teorie che nulla avevano a che fare con la scienza – ha dichiarato il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini (nella foto) -. In tema di responsabilità confidiamo nella neo istituita commissione di inchiesta parlamentare sulla Xylella che ci auguriamo possa portare alla luce tutto quello che è successo”.
Secondo Cia, il Piano per la Rigenerazione Agricola della Puglia, dedicato alle aree infette fu ideato come strumento di finanziamento straordinario, ma si avvale di procedure ordinarie che non sono in grado di gestire l’emergenza. Al momento le eradicazioni sono in ritardo di almeno un biennio (sono state recentemente estirpate piante dichiarate infette nel 2021), mentre chi ha provveduto a eradicare in proprio, è ancora in attesa dei contributi regionali. Per quanto concerne il sostegno al reddito alle imprese agricole previsto dal Piano, sono stati parzialmente erogati solo i fondi relativi al 2018, mentre si registrano ritardi inammissibili anche per le risorse destinate al reimpianto nelle aree infette. Cia ritiene, dunque, indispensabile un cambio di velocità nel piano di contrasto della Xylella con la nomina di un commissario che abbia poteri speciali, risorse umane e finanziarie adeguate. “Da parte nostra continueremo a fornire tutta la collaborazione alle istituzioni europee, governative e regionali e alla comunità scientifica come stiamo facendo ininterrottamente dall’autunno del 2013, per salvare quello che rimane della olivicoltura pugliese e dell’intera olivicoltura nazionale”, conclude Fini.
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