L’Italia torna seconda produttrice mondiale di olio di oliva dietro la Spagna sulla base dei dati presentati all’EnoliExpo di Bari dall’analista di mercato Ismea Tiziana Sarnari. Numeri più elevati rispetto a quelli del Sian, perché frutto di elaborazioni più articolate, ma che comunque certificano ancora una volta un dato di fatto: il nostro paese non è affatto autosufficiente e deve importare olio di oliva dall’estero.
Le regioni italiane
Confermato l’exploit della Puglia che domina la produzione nazionale con oltre 195 mila tonnellate, praticamente il doppio dello scorso anno. Pari a 37 mila e 35 mila le tonnellate attese da Sicilia e Calabria poco sopra le 10 mila la Toscana. Male tutto il centro-nord, buone le performance da Abruzzo e Basilicata.
Nel dettaglio l’Italia quest’anno, secondo Ismea, produrrà alla fine 325 mila tonnellate di olio, quasi il 35% in più dello scorso anno, rispetto ad una Spagna che recupera un po’ sulla precedente campagna (767 mila tonnellate contro 663 mila, per un +15,7%), ma resta largamente al di sotto dei suoi numeri standard di oltre 1,4 milioni di tonnellate.
Gli altri paesi del Mediterraneo
Ismea conferma il forte calo produttivo di Grecia e Turchia, nell’ordine rispettivamente del 49,3 e del 44,7%, arrivando a raggiungere insieme 385 mila tonnellate. In crescita Tunisia accreditata con 200 mila tonnellate e Portogallo con 150 mila, mentre il Marocco si ferma a poco sopra 100 mila tonnellate. Curiosamente tutto il resto del mondo oleario raggiunge le 767 mila tonnellate spagnole, per una produzione complessiva che tocca quindi 2,4 milioni di tonnellate.
Tornando al mercato italiano, Ismea indica in 456 mila tonnellate il consumo di olio interno, con acquisto dall’estero di 535 mila tonnellate che ci rendono il primo paese importatore al mondo ed esportazioni per 359 mila tonnellate (ad influire in queste dinamiche è ovviamente l’industria olearia ed in particolare le grandi aziende internazionali che gestiscono marchi italiani).
Relativamente ai prezzi, osserva Ismea, la situazione produttiva eccezionale di questi ultimi due anni ha “sparigliato” il mercato con incrementi eccezionali. Nel percorso di crescita, i prezzi internazionali si sono avvicinati. Soprattutto negli ultimi due anni i ritmi di crescita dei prezzi di Spagna, Grecia e Tunisia sono stati più intensi che quelli italiani (che però partivano da livelli più alti). Anche il prezzo del lampante ha avuto una spinta verso l’alto, oltre che dalla scarsa disponibilità, anche per i problemi di approvvigionamento degli oli di semi.
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