Dopo la Tunisia che ha annunciato una nuova campagna olearia record con oltre 330 mila tonnellate di olio di oliva, ecco il Marocco. Qui le previsioni sono più che ottimistiche: almeno 200 mila tonnellate di olio, più del doppio rispetto allo scorso anno quando si erano registrate 90 mila tonnellate.
Una crescita che, secondo la Federazione Interprofessionale dell’Olivo Marocchina, è dovuta alle condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli, che lasciano prevedere che la raccolta delle olive raggiunga i 2 milioni di tonnellate, rispetto alle 950.000 dell’anno precedente.
Considerato che i consumi interni assorbiranno 140 mila tonnellate, l’export potrà contare sulle restanti 60 mila. Ed i mercati europei – con Italia e Spagna pronte a cogliere le occasioni – restano la destinazione privilegiata. In particolare il nostro Paese che resta quello con maggiori importazioni di olio con l’industria olearia che può trovare nel rapporto qualità/prezzo dell’olio marocchino una interessante opportunità. Rafforzando la sua produzione, Rabat spera di consolidare la sua posizione di secondo produttore africano, dopo la Tunisia, e di fare un balzo in avanti in termini di competitività sul mercato mondiale.
Ma l’attenzione del Marocco è concentrata anche verso gli Stati Uniti. Il motivo? I dazi, che per il Marocco pesano per il 10%, rispetto al 15% applicato agli altri paesi europei. Se per l’Italia, questo non preoccupa – il made in Italy nel paese a stelle e a strisce viaggia su un’altra fascia di qualità e di prezzo – timori possono registrarli gli altri paesi produttori i cui prezzi dell’olio sono estremamente più bassi, come Tunisia, Turchia (che però registrano dazi rispettivamente del 25 e 15%) o anche Spagna, Portogallo e Grecia.
Insomma, se queste cifre saranno confermate, il Marocco non solo raddoppierà la sua produzione in un solo anno, ma si posizionerà anche nel mirino dei principali mercati internazionali. In questo contesto, per Interprolive la sfida attuale è quella di sfruttare il surplus esportabile e rafforzare il marchio del Paese, posizionando l’olio d’oliva marocchino come un attore sempre più rilevante nel commercio mondiale.



















