Ecco i costi di produzione dell’olio, solo temporaneo il calo dei prezzi

Anche lo scorso anno, di questi tempi, si era registrato una flessione. Ma l'analisi dei costi ed i prezzi oggi a scaffale lasciano pensare che si tornerà anche stavolta ad una stabilità
Economia
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di Francesca Gambin e Roberta Ruggieri
Ufficio Economico Aipo

Dopo mesi di relativa stabilità intorno ai 9,50 €/kg, il mercato all’ingrosso dell’olio extra vergine d’oliva ha registrato una brusca flessione. Come evidenziato ieri da OlivoNews, secondo le rilevazioni della Borsa Merci di Bari, le quotazioni franco partenza si sono attestate tra 7,40 e 8,40 €/kg, con punte minime di 7,00 €/kg nel Sud della Puglia. Parliamo ovviamente di olio della passata campagna 2024/2025.

Si tratta di un calo del 20% in una sola settimana, un movimento anomalo per un settore tradizionalmente caratterizzato da variazioni più graduali. Il confronto con lo stesso periodo del 2024 è eloquente: allora la flessione era stata dell’8,4%, già significativa, ma decisamente più contenuta. Anche in quel caso, tuttavia, i prezzi avevano successivamente recuperato terreno, tornando su livelli precedenti.

Prezzi all’ingrosso in calo: cosa succede a scaffale?

olio-scaffale

La domanda cruciale è se questa flessione all’ingrosso si tradurrà in un ribasso dei prezzi al consumo. La risposta, almeno nel breve termine, è incerta. I prodotti attualmente sugli scaffali sono stati acquistati a condizioni precedenti e i costi di confezionamento, logistica e marketing restano invariati.

La grande distribuzione, inoltre, tende a mantenere una certa stabilità nei prezzi per evitare disorientamento nel consumatore. Se il ribasso dovesse consolidarsi, è plausibile attendersi un riposizionamento nella fascia media del mercato entro la fine del 2025 o nei primi mesi del 2026, con oli italiani venduti tra 7 e 9 euro al litro, anche grazie a promozioni mirate.

Il costo reale di produzione: un vincolo strutturale

Per valutare la sostenibilità di eventuali ribassi, è fondamentale analizzare il costo reale di produzione. Nel 2025, il prezzo delle olive varia tra 70 e 110 euro al quintale, con rese medie comprese tra il 12,5% e il 16%. Questo significa che il solo costo della materia prima per ottenere un litro di olio oscilla tra 4,80 e 6,30 euro.

A questi valori vanno aggiunti i costi di molitura, circa 0,50 €/litro, imbottigliamento e confezionamento, 0,70–1,00 €/litro, logistica e certificazioni, 0,30–0,50 €/litro. Il costo industriale complessivo supera quindi i 6 euro/litro, con punte che possono avvicinarsi ai 7,50 euro nei casi meno favorevoli.

Prezzo a scaffale: soglia di sostenibilità

Considerando un margine lordo del 30% per la distribuzione, il prezzo minimo sostenibile a scaffale si colloca tra 7,80 e 9,80 euro/litro. Prezzi inferiori a questa soglia, salvo vendite sottocosto o promozioni temporanee, risultano difficilmente compatibili con un olio italiano di qualità, tracciato e certificato.

Va inoltre considerato che gli oli importati, con costi di produzione inferiori, potrebbero esercitare una pressione competitiva sulla fascia bassa del mercato, ma difficilmente potranno sostituire il valore percepito dell’origine italiana.

Prospettive: tra cautela e rinegoziazione

Se le quotazioni all’ingrosso dovessero stabilizzarsi sotto gli 8 €/kg per un periodo prolungato, e le nuove campagne di acquisto si basassero su questi valori, il prezzo a scaffale potrebbe effettivamente ridursi del 10–15% rispetto ai livelli attuali. Se il calo si rivelasse solo temporaneo, come accaduto nel 2024, è, però, probabile che i prezzi al consumo restino stabili, con eventuali oscillazioni limitate alle fasce più dinamiche del mercato.

Non si può ancora dire che il 2025 si chiuda con un quadro definito, siamo nel pieno della fase di molitura in Italia e all’estero e le dinamiche attuali potrebbero rappresentare delle “prove tecnico-economiche” di stabilizzazione, più che un trend consolidato.

La flessione all’ingrosso potrebbe innescare un’onda lunga che, nel tempo, porterà a una revisione dei prezzi a scaffale, ma il costo reale di produzione e la necessità di garantire qualità e sostenibilità impongono “cautela”. La grande distribuzione dovrà bilanciare marginalità e valore percepito, mentre il consumatore sarà chiamato a scegliere tra convenienza e origine.

Quello che è certo è che la qualità ha un prezzo e la grande distribuzione sta cercando di renderla accessibile, senza comprometterne l’identità. Accanto alla grande distribuzione, esiste una filiera parallela che sfugge a queste dinamiche, quella dei produttori che vendono direttamente al frantoio o al consumatore finale. In questi casi, il legame fisico e geografico con la produzione conferisce al prodotto un’identità forte e riconoscibile, che rispecchia le aspettative di chi lo produce e soddisfa pienamente quelle di chi lo acquista.
Si tratta di oli che potremmo definire “identitari”, una categoria che va oltre l’etichetta, perché racchiude valori di autenticità, trasparenza e relazione diretta. In questo segmento, il prezzo non è solo una variabile economica, ma un riflesso del valore percepito e condiviso.

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Tags: consumo di olio, in evidenza, olio di oliva, olio extravergine di oliva, prezzo dell'olio

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