La Valle d’Aosta si iscrive tra le regioni olivicole italiane e punta a realizzare il suo primo frantoio pubblico per dare risposta agli oltre 100 produttori che hanno scelto di dedicarsi a questo tipo di coltivazione. Complice i cambiamenti climatici, la regione – in particolare la zona a valle – è diventata infatti un territorio che ben si presta all’olivicoltura, con oltre 5 mila piante distribuite su terrazzamenti ed una produzione di quasi 50 quintali di olio. Frantoio, Leccino e la recente aggiunta di Leccio del Corno le varietà prevalenti, con Pendolino come impollinatore e una raccolta che si concentra nel mese di ottobre. Tutte le operazioni colturali avvengono manualmente, con evidenti sacrifici misti a passione, tenuto conto delle condizioni orografiche: insomma non vi sono ancora numeri per essere considerata una vera e propria attività da reddito.


Silvia Nicco è da poco più di un anno la presidente della giovane Avo – Associazione valdostana olivicoltori con un’ottantina di iscritti. A lasciarle il posto è stato Dario Martinelli, il padre dell’Associazione stessa fondata nel 2021 e che resta ovviamente a dar man forte nel direttivo. “Cominciamo col dire – spiega la Nicco – che l’olivicoltura in Val d’Aosta non è una novità. Ricerche in biblioteca hanno confermato che esisteva anche nel lontano passato. Ora proviamo a strutturarla, anche utilizzando parte di quei terreni terrazzati che rischiano di restare incolti. Continuiamo ad ordinare nuove piante, scegliendo tra le quattro varietà già individuate che mostrano maggiore resistenza al freddo, convinti che si possano aumentare sia ettari che produzione”.

A proposito di produzione, uno sguardo alla campagna appena conclusa è d’obbligo. “Rese altalenanti – ci spiega – con punte fino al 14%, e olive sane e pochi attacchi di mosca. Ma, per avere un quadro esaustivo della produzione e del potenziale, abbiamo dato il via ad un censimento che ci permetterà di avere contezza del numero delle piante”. Una attività non disgiunta da altre iniziative che la dinamica Associazione intende portare avanti. “Svolgiamo annualmente corsi di potatura – aggiunge la presidente – e vogliamo anche implementare la divulgazione delle conoscenze con incontri incentrati su concimazione e trattamenti antiparassitari con il supporto di tecnici agronomi”.
Insomma, piccoli passi ma concreti, con l’obiettivo di valorizzare una produzione che, in forza anche dei cambiamenti climatici in atto, ha ampi margini di crescita.



















