“Aiutiamo con sostegni pubblici gli olivicoltori, siano essi professionisti o semplici hobbisty, perché i costi di gestione di un oliveto diventano sempre più insostenibili ed il rischio di abbandono è elevato, con inevitabili conseguenze non solo per l’economia, ma anche per il paesaggio, l’ambiente e, oserei dire, l’identità del nostro territorio”.
È un grido d’allarme che riecheggia tra le colline dell’Alto Garda quello di Giorgio Planchenstainer, presidente di Agraria di Riva, autentico punto di riferimento del settore olivicolo-oleario, da 40 anni alla guida del Consorzio di miglioramento fondiario dell’olivo, 10 dei quali condivisi con il ruolo di consigliere del Consorzio Olio Garda Dop.

“Qua in Trentino danno contributi per ogni comparto agricolo – attacca Planchenstainer – a partire da meleti e vigneti. Ma per l’olivicoltura non c’è un soldo, neanche un minimo sostegno per l’acquisto di attrezzature o prodotti per tutelare l’olivicoltura. Le aziende più strutturate riescono, pur tra mille difficoltà, a far fronte alle spese continue, ma i piccoli, che qui sono la maggior parte, si trovano lasciati soli. Ed in questi ultimi anni che si è aggiunta l’aggravante della mosca, la situazione diventa ancora più difficile. In molti mantengono gli oliveti per tradizione di famiglia, per passione, per farsi l’olio di casa. Ma il peso dei costi rischia di diventare insostenibile: fra trappole, trattamenti e rese spesso non generose, produrre olio potrebbe arrivare a costare più che acquistarlo sul mercato.
Ma queste stesse persone – aggiunge – hanno il merito di tenere pulite e curate le pendici del Garda. Senza di loro, il territorio perderebbe quell’immagine ordinata e suggestiva che oggi viene spesso utilizzata come vetrina turistica”.

Eppure, ben diverse sono state le scelte nel passato, come Planchenstainer ha avuto modo di rimarcare agli amministratori della Provincia autonoma del Trentino. A partire dalla gelata del 1985 che mise in ginocchio l’alto Garda. “Gli amministratori di allora – ricorda – in particolare quelli che si occupavano di agricoltura e turismo, ben risposero all’emergenza, finanziando la sistemazione delle strade interpoderali per facilitare l’accesso agli oliveti, ma anche la realizzazione delle terrazze con muri a secco, sostenuti da cemento armato e sassi a vista, oltre a portare l’acqua per favorire l’irrigazione. Scelte importanti che hanno aiutato gli olivicoltori e garantito la tenuta del settore olivicolo-oleario. Mi auguro – conclude – che quella lungimiranza di allora venga recuperata presto, prima che sia troppo tardi, scongiurando il serio rischio di oliveti lasciati all’incuria e invasi dai rovi”.



















