Difese dalla mosca dell’olivo? Conosciamo le polveri di roccia!

Dopo Ferragosto le temperature iniziano a diminuire, favorendo il parassita
AIPO
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Dopo Ferragosto, le temperature inizieranno a diminuire, con beneficio per la pianta d’olivo. Ma aumenteranno i rischi legati alla mosca delle olive, che avrà maggiori opportunità di deporre le uova. A dare un aiuto potrebbero essere proprio le polveri di roccia, come caolino, bentonite, zeolite, talco, gesso agricolo, perché agiscono come antideponenti, come regolatori delle temperature interne alla pianta e pure come antifungini.

Enzo Gambin

“Le pellicole di particelle polverose che sono applicate alla vegetazione – spiega Enzo Gambin, direttore di AIPO, Associazione interregionale produttori olivicoli – hanno dimostrato di poter contrastare gli stress dalle alte temperature e mancanza d’acqua. La scelta del formulato di polvere di roccia e la corretta applicazione in campo sono indispensabili per ottenere una buona riuscita del loro utilizzo. In una strategia di difesa fitosanitaria le polveri di roccia non sono mezzi esclusivi di contrasto, ma sono complementari”.

Principali caratteristiche dei prodotti

Lo stesso direttore di AIPO spiega le differenti caratteristiche delle polveri di roccia.

Caolino: è costituito principalmente da caolinite, solitamente è bianco o grigiastro ha un pH compreso tra il 6,5 e il 7, lo si usa a partire dall’inizio dell’estate e sino a fine settembre, si dilava con facilità, pertanto, dopo una forte pioggia va ripristinata la copertura.

Bentonite: è costituita da piccolissimi strati di alluminio e silicio, contiene anche sodio e calcio. È efficace contro i parassiti fungini perché, con il suo pH è compreso tra 8 e 10 molto basico, e la sua capacità di assorbire acqua, crea un ambiente che ostacola lo sviluppo dei funghi.

Gesso agricolo: è una polvere fine costituita principalmente da solfato di calcio, ha un aspetto bianco o grigio chiaro e un pH tra 7,5 e 7,7, la sua azioni basica sulle superfici di foglie e olive crea un ambiente poco adatto allo sviluppo di funghi parassiti.

Talco: come per la bentonite il talco è formato da microscopici strati di magnesio, noto per la sua capacità di assorbire umidità, ha un pH di circa 6,5.

Zeolite: sono formate da cristalli di allumino e silicio, hanno un pH leggermente alcalino 7,5, vi appartengono la chabasite e la zeolite cubana.

Azione antideponente

L’azione antideponente delle polveri di roccia, applicate come sospensione acquosa, spiega Enzo Gambin “si basa su un’alterazione del colore della superficie delle olive che, da verde, diventa bianchiccia o lattiginosa. In questo modo si crea una confusione ai recettori visivi, ma pure a quelli tattili, così la mosca femmina fatica a riconoscere e localizzare le olive, allontanando la possibilità di ovideporre. Inoltre, l’imbrattamento può alterare la popolazione batterica che è presente sulla sua superficie delle olive, che è composta da miliardi di microrganismi, che possiamo definirlo un microbiota superfiale”.

Alcuni componenti di questo microbiota sembrano emettere segnali olfattivi che attirano la mosca femmina e la aiutano ad individuare il punto di ovideposizione. Con l’imbrattamento delle olive alcuni di questi microrganismi potrebbero essere rimossi o alterati, mentre altri potrebbero proliferare, rendendo così le olive meno individuabili anche con l’olfatto dalla mosca femmina.

Miscelabilità delle polveri di roccia

Le polveri di roccia, in base all’etichetta e al loro pH, rileva Gambin, “possono sviluppare un effetto repellente potenziato quando combinate con altre sostanze, tra queste ci sono: il rame, lo zolfo, l’estratto di propoli, il distillato di legno, l’olio di neem, il sapone molle di potassio, la lecitina di soia e l’olio di semi di lino. Queste mescolanze creano azioni sinergiche, che migliorano l’efficacia della difesa”. E ne spiega le caratteristiche.

Rame: l’uso combinato di polveri di roccia con prodotti a base di rame può potenziare l’efficacia contro malattie fungine come l’Occhio di pavone, la Piombatura, la Lebbra.

Zolfo: è noto per il suo effetto fungicida, da considerare che è repellente anche per la Cimice asiatica.

Estratto di propoli: oltre a essere un antimicrobico naturale, può contribuire all’adesione dei trattamenti sulla superficie delle piante, migliorandone la persistenza, inoltre, favorisce i fenomeni di cicatrizzazione di tessuti e ferite causate da lesioni, come le grandinate durante il periodo estivo.

Distillato di legno: è un prodotto naturale che può essere utilizzato insieme alle polveri di roccia grazie al suo odore di affumicato svolge nei confronti della mosca un effetto di allontanamento, inoltre, agisce sulla pianta come corroborante.

Olio di neem: ha proprietà insetticide e antifungine, combinato con le polveri di roccia, può contribuire a una difesa più completa contro parassiti e malattie.

Sapone molle di potassio: è un adesivante naturale, utilizzato insieme alle polveri di roccia, può aumentare l’efficacia complessiva.

Lecitina di soia: è un adesivante naturale contribuisce a una migliore protezione.

Olio di semi di lino: può agire come adesivante e migliorare la persistenza dei trattamenti. Quando utilizzato insieme alle polveri di roccia, può offrire una difesa più duratura.

Azione termoregolatrice

“Le polveri di roccia – aggiunge il direttore AIPO – contribuiscono a regolare la temperatura e l’evapotraspirazione nella pianta d’olivo, in quanto hanno una “capacità termica specifica relativamente elevata”. Ciò significa che assorbono e immagazzinare calore durante il giorno e lo rilasciano gradualmente durante la notte. Questo effetto di “smorzamento termico” aiuta a mantenere una temperatura più stabile nella pianta”.

A questo si aggiunge che hanno una bassa “conducibilità termica”, il che significa che non trasmettono rapidamente il calore, questo rallenta il riscaldamento delle chiome, che rimangono più fresche.

“Inoltre – evidenzia Enzo Gambin – le polveri di roccia riflettono parte della radiazione solare incidente, ossia, quando la luce solare colpisce le foglie dell’olivo, una parte di essa viene respinta e rimandata indietro invece di essere assorbita, limitando il riscaldamento diretto su foglie e olive. Incidendo sulla temperatura della pianta e, specialmente della chioma, le polveri di roccia influenzano l’evapotraspirazione, limitando la perdita d’acqua attraverso la traspirazione dalle foglie. Questo è particolarmente importante sia in periodi di siccità sia di caldo intenso, quando le piante potrebbero altrimenti subire stress idrico”.

Azione antifungina e corroborante

Le polveri di roccia, una volta distribuita sulla pianta, svolgono un’azione disidratante, “infatti – spiega Gambin – sono in grado di assorbire l’umidità, di trattenerla e rilasciarla gradualmente. In questo modo, le foglie e le olive sono meno soggette a infezioni fungine e batteriche perché dove c’è poca umidità c’è difficoltà di vita per lo sviluppo di funghi e batteri. Le polveri di roccia possono anche cedere sostanze fertilizzanti alla pianta, svolgendo così un effetto corroborante. Aspetto che non va affatto considerato secondario”.

Quantità e distribuzione del prodotto

Nella distribuzione del prodotto, è importante utilizzare una soluzione in quantità sufficiente per bagnare bene le chiome degli olivi, senza creare eccessivi gocciolamenti.

“Per distribuire correttamente le polveri di roccia – spiega Enzo Gambin la velocità della trattrice è un fattore importante, si consiglia un avanzamento di 6-7 km/h, se la tua trattrice è dotata di sistemi di controllo della portata in funzione della velocità, la distribuzione potrebbe raggiungere anche i 10 km/h. E’ necessario utilizzare volumi di soluzione sufficienti per bagnare uniformemente ambedue le pagine fogliari, utilizzando ugelli adatti per alte pressioni”.

La quantità di prodotto da applicare varia a secondo il prodotto da 7 a 10 kg/ha, che potrebbero essere bentonite, caolino, zeolite, calce e talco. Tuttavia, è sempre importante consultare le specifiche del prodotto e le raccomandazioni per ogni tipo di polvere, poiché potrebbero esserci variazioni a seconda delle caratteristiche specifiche del formulato.

“Dopo l’applicazione – conclude il direttore AIPO – le superfici trattate assumeranno un colore bianco grigiastro e, con ulteriori trattamenti, diventeranno sempre più bianche. Quando la colorazione bianca svanisce, sarà necessario ripetere l’applicazione. Dopo aver usato le polveri di roccia, è necessario lavare bene le botti, i filtri, i e gli ugelli in modo che non si formino dei residui in grado di intasarli”.

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Tags: Aipo, Enzo Gambin, in evidenza, polveri di roccia

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