L’importanza dell’azoto nella ripresa vegetativa dell’olivo

Come viene assorbito dalla pianta e che benefici comporta
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L’azoto è un nutriente che l’olivo, come peraltro tutte le piante, utilizza in quantità, entra a far parte delle proteine, degli enzimi, degli acidi nucleici, della clorofilla e di alcune vitamine necessarie per lo svolgimento delle funzioni biologiche vegetali.

Una buona disponibilità d’azoto favorisce l’aumento dello sviluppo vegetativo e della quantità di prodotto; non bisogna però eccedere, perché si potrebbe avere un rallentamento dello sviluppo delle piante, un allungamento del ciclo biologico, un maggior consumo idrico, una riduzione della resistenza alle avversità climatiche e parassitarie.

Nel terreno l’azoto si trova in due forme, una organica e una inorganica o minerale. L’azoto organico è quello maggiormente rappresentato nel terreno: lo troviamo di natura prevalentemente proteica – come derivato dalla decomposizione di resti animali e vegetali – e nell’humus. Per essere assorbito dalle radici, l’azoto organico deve subire una mineralizzazione o degradazione, che è operata da batteri decompositori e da funghi, che lo scindono in prodotti più semplici, sino ad arrivare all’ammoniaca e, da questa, ai sali d’ammonio e poi ai nitrati. La velocità di questo processo dipende soprattutto dalla temperatura e dell’umidità presente nel terreno, i momenti migliori per questa riduzione di composti si hanno in primavera e in autunno. Viceversa, in estate, per la mancanza di acqua nel terreno, e in inverno per le ridotte temperature sono molto più lenti o annullati.

Le radici hanno la possibilità di assorbire i sali di ammonio sia i nitrati. Accettano più facilmente questi ultimi, perché la loro presenza è nella soluzione circolante del terreno è maggiore, all’interno della quale si muovono ben disciolti e raggiungono con estrema facilità la superficie delle radici. I sali di ammonio, invece, sono trattenuti dalle argille e della stessa sostanza organica, perciò si trovano in limitate quantità e per tempi molto brevi.

Di conseguenza, l’assorbimento dell’azoto da parte delle piante è quasi esclusivamente nella forma nitrica, assimilato dalla radice quando la concentrazione di nitrati della soluzione circolante del terreno supera quella interna alla radice stessa. Oppure, se la concentrazione di nitrati all’interno delle cellule radicali è superiore a quella esterna, si richiede la presenza di proteine trasportatrici.
Una volta che i nitrati sono entrati nella pianta subisco per opera di enzimi una trasformazione in azoto ammoniacale, questo può avvenire già subito nelle radici oppure nei cloroplasti delle foglie. Se l’assorbimento è già come azoto ammoniacale non vi è questo passaggio enzimatico.

Una volta che la pianta ha a disposizione l’azoto organico lo trasforma con la formazione di amminoacidi e ammidi per poi passare alla sintesi di proteine, nucleotidi e altre molecole essenziali per la crescita e lo sviluppo della pianta. L’azoto ha una notevole mobilità all’interno della pianta, ma questa lo autoregola e lo mantiene in equilibrio così da permettere un corretto funzionamento di tutte le reazioni biochimiche che avvengono all’interno delle cellule, comprese la sintesi di proteine e di acidi nucleici.

Le maggiori esigenze di azoto nell’olivo si hanno da marzo a luglio, con il risveglio delle gemme, con la crescita dei germogli, con la formazione dei fiori, con l’allegagione e sviluppo iniziale dei frutti sino all’indurimento del nocciolo.

Alla ripresa vegetativa, l’azoto è fornito dalle sostanze azotate di riserva, accumulate nell’autunno precedente, che è traslocano sia verso le gemme che devono schiudersi e verso la formazione di nuova vegetazione. L’assorbimento radicale, infatti, è ancora limitato dalle basse temperature del terreno, inoltre, la sintesi delle sostanze energetiche da parte delle foglie non è ancora ripresa a pieno ritmo.

In un oliveto la necessità di azoto, in situazione di una media produzione di olive da olio stimata in 4 – 6 t/ha, è di 90 – 100 kg/ha.
Le distribuzioni va attuata in modo frazionato in modo che la lisciviazione dell’azoto nitrico, essendo molto mobile nel terreno, risulti sempre molto modesta. La lisciviazione è il movimento dell’azoto operato delle acque di percolazione, che lo trascina lungo il profilo del terreno oltre lo strato interessato dall’apparato radicale delle piante.

La distribuzione dell’azoto può essere così frazionata,
1) 40% alla ripresa vegetativa (kg 40);
2) 30% in prefioritura (kg 30), per favorire allegagione e aumento del numero di fiori;
3) 30% ad allegagione avvenuta (kg 30) per sostenere la prima fase di crescita della polpa e l’indurimento del nocciolo.

I concimi azotati, come abbiamo visto, posso essere:
Nitrici, con un effetto rapido, non riescono a legarsi alle particelle del suolo, quindi è facilmente dilavabile in caso di abbondanti piogge, esempio il nitrato di calcio, titolo medio 15%;
–  Nitrico Ammoniacali, a rilascio intermedio, in questa categoria troviamo il nitrato ammonico, titolo medio 21%;
Ammoniacali, a rilascio più prolungato, uno dei concimi più utilizzati in questa categoria è il solfato ammonico, titolo medio 21%;
Urea, a lento rilascio, è uno dei fertilizzanti più comunemente usati in agricoltura, l’urea agricola ha 598un titolo medio del 46%.

Per aumentare l’efficienza d’utilizzo dell’azoto è bene che la distribuzione sia uniforme, in modo da evitare che in alcune zone vi sia un eccesso e in altre una minore erogazione. Importante è anche mantenere una fascia libera da concimazione ai bordi degli appezzamenti, in modo da ridurre le perdite nelle scoline. Si ricorda che, dopo la distribuzione dei concimi, questi vanno sempre leggermente interrati, anche se l’oliveto è inerbito.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: Aipo, azoto, in evidenza

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