La raccolta delle olive, sia meccanica che manuale, provoca alle piante ferite e microferite e, tramite queste, vi è la possibilità che vi penetrino patogeni fungini e batterici, particolarmente l’Occhio di pavone. Complici sono le condizioni climatiche autunnali con temperature miti e umidità elevate.
Fattori di diffusione dell’Occhio di pavone
L’Occhio di pavone (Spilocaea oleaginea) è un patogeno altamente sensibile all’umidità, le sue infezioni si verificano quando si accumulano 7-8 ore di bagnatura fogliare, con umidità relativa oltre l’80-90%. Le infezioni autunnali hanno generalmente un’incubazione più breve rispetto a quelle primaverili, ma entrambe possono causare gravi defogliazioni se non trattate in tempo.
Le macchie circolari gialle, tipiche dell’infezione, si espandono sulle foglie mature, riducendo la capacità fotosintetica della pianta e, di conseguenza, la sua produttività.
Diagnosi precoce dell’Occhio di pavone
Per rilevare precocemente la presenza dell’Occhio di pavone, si può utilizzare il metodo “Loprieno-Tenerini”. Questo consiste nell’immergere le foglie in una soluzione al 5% di idrossido di sodio o potassio. Le macchie, se presenti, emergono visibilmente entro 3-4 minuti. Tuttavia, il metodo presenta alcune limitazioni, specialmente nelle fasi iniziali dell’infezione, dove potrebbe dare falsi negativi a causa di una concentrazione insufficiente di patogeni o di condizioni ambientali sfavorevoli.
Difese naturali dell’olivo
Le difese naturali dell’olivo contro i patogeni fungini sono un insieme di meccanismi fisici, biochimici e genetici che permettono alla pianta di contrastarne l’attacco. Tra i composti più importanti coinvolti in queste difese troviamo l’oleuropeina, un composto fenolico, presente in abbondanza nei tessuti dell’olivo, di foglie, d’olive e della corteccia.
Quando la pianta subisce danni, l’oleuropeina, che ha un’azione antimicrobica, limita ai funghi di penetrare in profondità nelle foglie, proteggendo i tessuti interni.
Oltre all’oleuropeina, l’olivo possiede difese fisiche costituite principalmente dalla parete cellulare delle foglie e dai tessuti cuticolari. Questi strati agiscono come una prima barriera contro l’intrusione di patogeni fungini. Nelle infezioni da Occhio di pavone, l’oleuropeina non solo protegge le foglie dall’attacco diretto del fungo, ma ne riduce anche la capacità di diffondersi, mantenendolo confinato alla superficie delle foglie e riducendo l’impatto sulla capacità fotosintetica della pianta.
Altri patogeni fungini
Oltre all’Occhio di pavone, altri patogeni fungini colpiscono l’olivo sono la Piombatura, riduce la fotosintesi, il Foma, causa lesioni sui rami che possono portare alla morte della pianta, le Botriosferiacee, attaccano i rami e il fusto, riducendo la produttività dell’oliveto.
Trattamenti preventivi
Dopo la raccolta delle olive, è consigliabile un trattamento fitosanitario con prodotti rameici per prevenire la diffusione di patogeni fungini come l’Occhio di pavone. Il rame agisce creando una barriera chimica protettiva che ostacola la germinazione dei conidi, ovvero le strutture di propagazione del fungo, impedendo così l’infezione delle foglie. L’aggiunta di distillati di legno e zinco può potenziare l’efficacia del trattamento.
È vero che il rame ha un effetto preventivo, ma è necessario fare attenzione ai potenziali effetti fitotossici, soprattutto in condizioni di basse temperature o umidità elevata. In questi casi, il rame può causare danni ai tessuti della pianta, come ustioni fogliari o defogliazioni su varietà sensibili.
Per questo motivo, il trattamento deve essere applicato quando le condizioni climatiche sono favorevoli, evitando periodi di forte stress per la pianta o condizioni meteorologiche avverse. In conclusione, il rame è un efficace antifungino preventivo, ma il suo utilizzo richiede una corretta gestione in termini di scelta del momento e condizioni ambientali.
Trattamenti fungicidi primaverili
In primavera, sarà poi essenziale monitorare l’evoluzione delle infezioni e applicare trattamenti preventivi o curativi a base di prodotti come la Dodina, che arresta la crescita dei funghi senza causare caduta delle foglie. Prodotti come il Syllit, a base di Dodina, sono efficaci se applicati alla dose di 800-1000 ml per ettaro.
In alternativa, le Strobilurine (ad esempio, Trifloxistrobin e Pyraclostrobin) offrono un’azione sia preventiva che curativa, penetrando nei tessuti fogliari. Prodotti come Flint max (Trifloxistrobin) o Cabrio olivo (Pyraclostrobin) possono essere utilizzati a dosi di 300-400 g/ha e 250-300 ml/ha rispettivamente, garantendo una protezione duratura. Il tebuconazolo, in combinazione con le Strobilurine, potenzia ulteriormente la protezione contro i patogeni fungini, incluso l’Occhio di pavone.
Prodotti per la difesa biologica
Per chi preferisce soluzioni biologiche, il Bicarbonato di potassio e l’Olio essenziale di arancio rappresentano valide alternative. Il bicarbonato altera il pH della superficie fogliare, creando un ambiente inospitale per i funghi. L’olio essenziale di arancio, ricco di limonene, disidrata e distrugge le pareti cellulari dei patogeni fungini.
Il Bacillus subtilis è un altro antagonista naturale che previene la germinazione delle spore fungine e crea una barriera protettiva sulla pianta, limitando la diffusione dell’infezione.
Conclusioni
La disinfezione post-raccolta è una pratica essenziale per preservare la salute degli oliveti e garantire una produzione di qualità nella stagione successiva. Il controllo dell’Occhio di pavone richiede un approccio integrato, basato sull’uso di trattamenti chimici e biologici, insieme a una gestione agronomica attenta delle condizioni ambientali. Mantenere basso l’inoculo di patogeni attraverso una tempestiva applicazione di fungicidi, abbinata a un’adeguata difesa naturale, è la chiave per un oliveto sano e produttivo.
Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli