Nei primi 9 mesi dell’anno, e cioè fino a qualche giorno fa, il prezzo medio dell’extravergine di oliva a scaffale è cresciuto tre volte meno dell’olio di girasole e due volte meno dell’olio di mais. Non solo: anche gli oli raffinati hanno registrato un aumento nettamente superiore all’extravergine.
Sono questi i risultati, per certi versi sorprendenti, emersi da uno studio sviluppato presso l’Università di Jaèn (Spagna) in collaborazione con un primario marchio di supermercati ed il consulente strategico Juan Vilar. In esame vi erano i più svariati prodotti alimentari che, rileva l’indagine, hanno tutti subito un generale incremento dei prezzi a causa dell’aumento dei costi di produzione – fertilizzanti, elettricità, carburante, strumenti, plastica, componenti e pezzi di ricambio di macchinari – con conseguente caduta del potere d’acquisto del consumatore finale.
L’analisi è stata compiuta in un centro commerciale il cui afflusso giornaliero è di oltre 3 mila persone per un bacino di utenza di 145 mila abitanti. Oltre mille gli oli ed i grassi analizzati nel campione. E l’aumento dei prezzi è stato generalizzato senza esclusioni con variazioni dal 5 al 73%. Relativamente agli oli vergini ed extravergini di oliva l’incremento è stato del 23,65%, senza però un’evoluzione omogenea: i contenitori con un volume maggiore (lattine o dame) hanno registrato una crescita più sostenuta rispetto alle bottiglie da 75 cc, specialmente quelle in plastica.
Nel campo degli oli d’oliva raffinati, l’aumento è stato invece del 35% con punte maggiori per l’olio di sansa raffinato e minori per l’olio di oliva.
Relativamente agli altri grassi e oli raffinati, l’aumento è stato del 73%, cioè più del doppio rispetto agli oli di oliva raffinati, e tre volte superiore agli oli vergini ed extra vergini di oliva. In particolare, l’aumento più elevato si manifesta con l’olio di girasole, il cui prezzo è cresciuto di oltre il 71%, mentre la crescita minore ha interessato il prezzo dell’olio di mais, attestato comunque ad un +53%.
Secondo questi risultati, pertanto, oggi compriamo 3 litri di olio extra vergine di oliva con gli stessi soldi che servivano per comprarne 4 a gennaio; se parliamo di oli di oliva raffinati ne compravamo 2 litri al prezzo dei 3 di gennaio, e se parliamo di altri grassi e oli vegetali la situazione è decisamente peggiore: con i soldi che prima permettevano di acquistare 11 litri, adesso se ne ottengono solo 6.
L’analisi conclude affermando che questi incrementi generalizzati contribuiscono comunque a mantenere la fidelizzazione, dal momento che non vi è un prodotto sostitutivo nella categoria degli oli e dei grassi che non abbia subito rincari e dove il consumatore potrebbe spostare la propria attenzione: un parziale risultato che evita la “cannibalizzazione” tra prodotti di prima necessità.
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