di Matteo Zucchini ed Enrico Maria Lodolini
Dipartimento di Scienza Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Politecnica delle Marche
Nel prossimo futuro i fenomeni atmosferici estremi potrebbero aumentare. Se da una parte si prevede un aumento delle temperature medie che può consentire la coltivazione dell’olivo verso nord, d’altra ci si deve aspettare una maggiore intensità e frequenza delle gelate invernali, e soprattutto di quelle tardo-primaverili. Sebbene le temperature invernali utili a superare la dormienza delle gemme a fiore difficilmente verranno a mancare in tutta la penisola, i ritorni in freddo a primavera inoltrata possono invece mettere a repentaglio la produzione andando ad incidere sulle strutture fiorali.
In questo contesto di cambio climatico e riscaldamento globale, anche in olivicoltura è necessario mettere in atto tecniche agronomiche non convenzionali per aumentare la resilienza dell’oliveto.
Nell’ultimo secolo sono state registrate 5 gelate “catastrofiche” per l’olivo in centro Italia (negli anni 1929, 1956, 1985, 2012 e 2018). Tali gelate hanno causato danni sugli olivi obbligando spesso l’agricoltore a ripartire da zero effettuando capitozzature molto intense.
L’olivo, pur essendo una specie sempre verde, ben si adatta ai freddi invernali del centro e sud Italia. Alcuni organi della pianta possono sopportare temperature anche fino a -17° C con pianta ben acclimatata al freddo (serie di processi fisiologici di indurimento dei tessuti e di accumulo di alcune sostanze nelle cellule che fan sì che la pianta possa sopportare tali temperature).
I danni da freddo, se molto gravi, si evidenziano su tronchi, branche e rami; se di intensità inferiore possono manifestarsi con imbrunimenti e/o clorosi delle foglie. Poco riconosciuti sono i danni da freddo tardivo sulle infiorescenze, singoli fiori o pistilli (ed ovari).
Inoltre, dopo gelate significative (come quelle del 2012 e 2018 nella regione Marche) si è registrato un forte attacco di rogna sule strutture danneggiate (agente eziologico Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi).
Se il tronco ed i rami possano sopportare anche temperature di -17° C durante il pieno inverno e i -7°/-10° C in primavera, le gemme e le foglie mal sopportano temperature sotto i -2°/-3° C durante la ripresa vegetativa.
Le infiorescenze invece sembrano essere sensibili a temperature prossime o al di sotto dello zero, anche se non è ben chiaro quali siano le temperature soglia e i tempi di permanenza a tale temperatura per indurre danni visibili a queste strutture. L’altro aspetto da considerare è la diversa suscettibilità delle cultivar.
In uno studio presentato al “IX International Olive Symposium” svoltosi all’università UC DAVIS in California dal gruppo di Arboricoltura e Olivicoltura dell’Università Politecnica delle Marche sono stati riportati i risultati di rilievi fatti sulle infiorescenze di alcune varietà di olivo a seguito di un ritorno di freddo tardivo in diverse località delle Marche nel 2022 (figura 1).
In particolare, l’11 aprile 2022 in diverse zone della regione Marche sono state registrate temperature notturne intorno allo 0 (figura 2). In tale periodo le infiorescenze dell’olivo erano già ad uno stadio di avanzato di sviluppo.
Fig 1
Fig.2
Le temperature registrate non hanno danneggiato tessuti vegetativi tipo germogli o foglie, ma hanno colpito le infiorescenze.
Sebbene non siano state registrate temperature al di sotto di 0° C in tutte le località considerate, i danni alle infiorescenze sembrano essere distribuiti in modo omogeneo in tutti gli oliveti monitorati, tranne che in quello esposto a nord (denominato Fermo LDN).
Dai risultati delle osservazioni, i danni maggiori sono stati riscontrati ad Agugliano (AN), dove è stata registrata una minima di -0,7° C. Tra le aree maggiormente soggette al ritorno di freddo è risultata quella del fermano. In tale zona infatti è stata registrata una temperatura minima di -1,2° C anche se, come vedremo più avanti, c’erano differenze significative in diverse località di questo areale nell’arco di un chilometro di distanza.
Sebbene siano state riscontrate differenze significative tra alcune cultivar, dalla valutazione non è possibile dire quale cultivar sia la più tollerante ai ritorni di freddo tardivi. Arbequina, ad esempio, è risultata tra le varietà meno tolleranti ad Agugliano, mentre a Fermo è risultata tra le più tolleranti (anche se in una comunicazione personale viene riportata una assenza totale di produzione di frutti di tutte le varietà in questo oliveto).
Proprio a Fermo si è avuta una situazione paradossale: gli oliveti in questione erano tutti dentro un raggio di distanza di circa 3,5 km in collina, ma al contrario degli oliveti esposti a sud, quello esposto a nord non ha mostrato danni. Probabilmente le piante di tale oliveto si trovavano in una fase fenologica ritardata rispetto a quelle dell’oliveto esposto a sud, e il salto termico giornaliero non è stato tale da indurre danni sulle infiorescenze. C’è anche da precisare che la temperatura degli oliveti esposti a sud è stata registrata nel fondo valle, e che mentre in quel punto si registravano -1,2° C a 1,2 km di distanza, nella città di Fermo si registravano +7,5° C. Tale aspetto sottolinea la grande variabilità delle condizioni climatiche nei diversi micro-areali della stessa zona (figurarsi tra zone all’interno della stessa regione Marche) e la diversa incidenza in termini di danni alle infiorescenza dell’olivo che può verificarsi.
Dalle temperature e dai danni registrati negli oliveti considerati, è possibile concludere che 2° C rappresentano probabilmente la temperatura soglia al sotto della quale si possono avere danni a fiori ed infiorescenze. Ritorni di freddo tra l’inizio e la metà di aprile (con infiorescenze completamente formate nell’olivo) stanno diventando molto frequenti nelle Marche. Oltre al 2022, anno a cui si riferiscono i risultati indicati in questo articolo, anche nel 2023 è stato registrato un repentino abbassamento di temperatura nel periodo in questione, con danni significativi a carico delle infiorescenze degli olivi e forti ripercussioni sulle produzioni che in molti areali sono state azzerate. Tale problematica è stata meno marcata se non addirittura assente negli oliveti delle zone più interne della regione, caratterizzati da un ritardo della ripresa vegetativa e della emissione/sviluppo delle infiorescenze.
Dalle osservazioni effettuate, si può anche sottolineare l’importanza di avere dati meteo puntuali per il proprio oliveto, con possibilità di avvertimento nel caso in cui qualche parametro di temperatura stia avvicinandosi ai livelli soglia.
Per poter agire il più precisamente possibile in caso di gelata tardiva si dovrebbe poter valutare il tipo di gelata che sta avvenendo (entità del salto termico e tempo di permanenta al di sotto della temperatura soglia) e la fase fenologica in cui si trovano gli olivi (acclimatamento con stasi vegetativa, ripresa vegetativa, emissione e sviluppo delle infiorescenze, ecc).
È poi possibile mettere in atto una serie di accorgimenti di tipo agronomico per ridurre al minimo la suscettibilità delle piante al ritorno di freddo. Ad esempio, le concimazioni dovrebbero evitare la disponibilità di azoto a fine stagione e favorire invece quella del fosforo e del potassio per indurire i tessuti, aumentando così la tolleranza al freddo invernale e primaverile.
È possibile poi pensare di utilizzare trattamenti fogliari con geo-materiali come il caolino, la zeolite o la farina di roccia o con prodotti a base di zuccheri, polioli, o altri polimeri. Tali trattamenti potrebbero avere la funzione di proteggere i tessuti dalla formazione del ghiaccio o di abbassare il punto di congelamento dell’acqua all’interno dei diversi organi.
Si potrebbe anche mettere a punto una strategia di riutilizzo delle potature come carburante per candele che scaldino l’oliveto e creino il fumo necessario ad evitare che le temperature scendano al di sotto della soglia critica (sistema di economia circolare).
Bibliografia
Zucchini, M., Lodolini, E.M., Giorgi, V., Gobbi, L., Valverde, P., Neri, D. 2023. Response of different olive cultivars to late frosts in the Marche region (Italy). IX International Olive Symposium 2023, Davis (CA-USA), 10-14 September, 2023.
Lodolini, E. M., Alfei, B., Santinelli, A., Cioccolanti, T., Polverigiani, S., & Neri, D. (2016). Frost tolerance of 24 olive cultivars and subsequent vegetative re-sprouting as indication of recovery ability. Scientia Horticulturae, 211, 152–157. https://doi.org/10.1016/j.scienta.2016.08.025
Lodolini, E. M., Alfei, B., Cioccolanti, T., Zucchini, M., & Neri, D. (2022). Comparison of frost damages in eleven olive cultivars after two freezing events in central Italy. Acta Horticulturae, 1346, 161–167. https://doi.org/10.17660/ActaHortic.2022.13
Valverde, P., Zucchini, M., Polverigiani, S., Lodolini, E. M., López-Escudero, F. J., & Neri, D. (2020). Olive knot damages in ten olive cultivars after late-winter frost in central Italy. Scientia Horticulturae, 266(October 2019), 109274. https://doi.org/10.1016/j.scienta.2020.109274
Zucchini, M., Maoloni, A., Lodolini, E. M., Ferrocino, I., Aquilanti, L., & Neri, D. (2023b). Knot formation and spread along the shoot stem in 13 olive cultivars inoculated with an indigenous pathobiome of 7 species of Pseudomonas including Pseudomonas savastanoi. PLoS ONE, 18(8 August), 1–17. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0289875
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