L’interprofessione – vale a dire l’organismo che rappresenta tutti gli anelli della filiera e dunque olivicoltori, frantoiani, commercio e industria olearia – è un punto di forza per ciascun paese a vocazione olivicola. Perché, essendo composto da che gestisce il prodotto, diventa il naturale punto di riferimento per dare le migliori indicazioni alla politica soprattutto in dettagli tecnici come le problematiche legate a giacenze, borse merci, gestione del Sian, insomma tematiche che non possono essere conosciute da chi non vive in prima persona il settore.

Giusto per intendersi, il Ceq è oggi composto da Alleanza delle Cooperative, Confagricoltura, Copagri e Federazione del Commercio Oleario, mentre il Fooi vede insieme Italia Olivicola, Unapol, Aifo, Assofrantoi e Assitol.
Il sottosegretario ha ricordato che già in passato si era cercato di trovare un accordo tra Ceq e Fooi per costituire un’unica organizzazione interprofessionale del settore olio, senza però arrivare ad alcun risultato. “Il ministero intende continuare su questa via – ha comunque precisato La Pietra – promuovendo incontri di ravvicinamento tra i due soggetti al fine di agevolare la loro aggregazione”.
La legge italiana, come noto, prevede il riconoscimento di una sola organizzazione interprofessionale per l’olivicoltura ed il Ceq era stato individuato dal Ministero in quanto l’unico ad aver presentato a suo tempo la relativa domanda ed in possesso dei requisiti minimi di rappresentatività previsti dalla normativa. Con la nascita del Fooi, si è posto il problema su chi effettivamente avesse i migliori requisiti (o meglio numeri) per rappresentare l’interprofessione. Una questione che, a seguito del completamento di un primo progetto europeo a dicembre 2022, deve essere affrontata e risolta proprio nei primi mesi di quest’anno.

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