Dalla passione alla professione il passo, se non proprio breve, è stato di certo intriso di grandi soddisfazioni per Mario Santopadre (nella foto con il figlio Francesco), mastro potatore e una delle anime del Polyconic Dream Team, squadra specializzata nella lavorazione degli oliveti in ogni parte d’Italia.
Formato nella Scuola Potatura Olivo di Giorgio Pannelli, è oggi un punto di riferimento nel settore e accetta di ripercorrere la propria storia personale con un duplice obiettivo: spiegare a chi detiene oliveti che la potatura manuale resta ancora oggi la migliore sia sotto il profilo economico che dal punto di vista produttivo ed incoraggiare i giovani ad avvicinarsi a questa professione che è redditizia e sempre più ricercata.
Santopadre, da dove cominciamo?
“Da mio padre e dal suo terreno con 400 piante di olivi che aiutavo a potare. O, se preferite, da quando mi definivano lo scemo del villaggio perché, nel 2016, ho lasciato il mio lavoro di addetto alla logistica in un’impresa di costruzioni per andare in giro per l’Italia a fare corsi di potatura con Giorgio Pannelli. A che servono questi corsi?, mi dicevano, visto che come si pota un olivo si impara presto. Altroché: ci vuole studio, impegno, passione, conoscenza, perseveranza. Ed oggi sono ancora in giro per l’Italia, ma stavolta per lavoro, spiegando al committente di turno la visione che vuoi dare all’oliveto, dimostrandogli in maniera oggettiva e non soggettiva che la tua tecnica funziona, che riesci ad abbattere le spese di produzione e ottenere concreti risultati”.
Qual è la metodologia di lavoro del potatore professionale di olivi?
“La nostra squadra, ogni volta che va in campo, comincia con un briefing per focalizzare tre obiettivi precisi: la sicurezza personale innanzitutto, e dunque lavorazione da terra ed utilizzo di tutti i dispositivi di protezione individuali; il rispetto fisiologico della pianta nel senso che, ad esempio, non si fanno capitozzature o tagli tanto per farli; infine la piena soddisfazione del cliente committente”.
Ha sottolineato che la potatura manuale resta migliore rispetto a quella meccanica. Tradotto in numeri?
“Cominciamo col dire che una squadra di una decina di persone può tranquillamente arrivare a 1500 piante a settimana. Parlando di costi, sono inferiori nel corso degli anni per un semplice motivo: dopo un primo intervento di riforma, negli anni successivi si procede a semplici interventi di manutenzione, garantendo così una produzione invariata perché non si compiono potature drastiche”.
Consiglierebbe ai giovani di avvicinarsi a questa attività?
“Sicuramente sì. Ma, come già detto, è un lavoro dove non si finisce mai di imparare, dove la curiosità deve essere tanta. Io, oltre ad essere potatore, sono anche assaggiatore di olio e tecnico di frantoio. Se hai questa passione, non ti stancherai mai di conoscere sempre cose nuove, confrontarti con gli altri. E scoprirai che questa è una professionalità sempre più ricercata dai committenti, che ti dà grandi soddisfazioni economiche, ma anche umane e sociali”.
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