La Spagna si conferma il primo mercato per l’approvvigionamento dell’olio di oliva da parte dell’Italia, e l’Italia si conferma il migliore cliente per i produttori spagnoli.
Specialmente quest’anno, contrassegnato dalla precedente campagna che è stata estremamente povera per l’Italia (neanche 244 mila tonnellate di olio) e tornata ricca per la Spagna (1,3 milioni di tonnellate). Fatto questo che ha spinto l’industria olearia a massicci approvvigionamenti in terra iberica, approfittando anche di un prezzo che è sceso in maniera preoccupante, fino ad essere – solo per restare all’extravergine – inferiore di oltre alla metà rispetto all’olio italiano.
E così, dai dati diffusi dal Ministero dell’Agricoltura spagnolo, emerge che nei primi nove mesi della campagna in corso – da ottobre a giugno – in Italia sono arrivate 229.400 tonnellate di olio, quasi il 30% del totale esportato dal paese iberico che è stato di 726.100 tonnellate. A ben vedere le quasi 230 mila tonnellate si avvicinano di molto al totale di olio prodotto nel nostro paese nel 2024. Il controvalore complessivo delle esportazioni in Italia è stato per la Spagna largamente superiore al miliardo di euro, con un prezzo medio di 4.654 euro a tonnellata.
Va ovviamente chiarito, a scanso di equivoci, un dato di fatto: in Italia il consumo di olio di oliva raggiunge più o meno le 500 mila tonnellate annue, giocoforza è necessario approvvigionarsi dall’estero per far fronte alla domanda interna.
Ad ogni modo, curiosità da non sottovalutare: in Spagna è attiva una Interprofessione dell’olio molto forte, composta da olivicoltori, frantoiani, confezionatori, insomma tutta la filiera. E tale Interprofessione ha stabilito che per ogni transazione siano versate 6 euro a tonnellata – tra da parte della produzione e 3 dalla parte commerciale – da destinarsi alla promozione. Ciò significa, facendo due conti, che l’Italia, con i suoi acquisti, ha contribuito a finanziare per oltre 1,3 milioni di euro la pubblicità dell’olio spagnolo nel mondo.



















