L’impollinazione dell’olivo: processi genetici e criticità

Una analisi sulle capacità di fecondazione della pianta e sui nutrienti essenziali in questa fase
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La fioritura dell’olivo avviene generalmente tra metà maggio e giugno, con variazioni legate alle varietà e alle condizioni climatiche. Ad esempio, nelle zone del Sud Italia e nelle isole, il processo può anticipare e iniziare già a fine aprile. L’olivo produce una grande quantità di fiori di colore bianco crema, e l’impollinazione avviene prevalentemente per via anemofila, ovvero grazie al vento che trasporta il polline. Per ottenere una fruttificazione ottimale, l’olivo necessita di un incontro tra individui geneticamente diversi, una caratteristica conosciuta come “allogamia”.

Una caratteristica peculiare dell’olivo è la “proteroginia”, ovvero il fenomeno per cui lo stigma, l’organo femminile del fiore, diventa recettivo prima che le antere rilascino il polline, il gamete maschile. Questo avviene mediamente dopo uno o due giorni. Grazie a questa particolarità, anche le varietà autofertili possono trarre vantaggio dalla presenza di impollinatori, migliorando le possibilità di fecondazione. Ad esempio, varietà considerate autofertili, come il Frantoio, registrano una maggiore allegagione quando sono presenti varietà impollinatrici efficaci, quali il Pendolino o il Maurino.

Il polline dell’olivo, caratterizzato da una forma ellittica e un’elevata resistenza alla disidratazione, si diffonde con maggiore efficacia in condizioni climatiche calde e secche. Grazie al vento, il polline può essere trasportato anche per chilometri. La mancanza di correnti, la pioggia o temperature sfavorevoli durante questo periodo possono ostacolare l’allegagione, ovvero la trasformazione del fiore in drupa. In ambienti umidi, il polline tende ad agglutinarsi e a cadere al suolo, compromettendo ulteriormente il processo. Sebbene la conservabilità del polline vari tra le diverse cultivar, le conoscenze su questo aspetto sono ancora piuttosto limitate.

La fecondazione

La fecondazione dell’olivo avviene solo se il polline che raggiunge lo stigma e viene riconosciuto come compatibile. Il riconoscimento di compatibilità tra il polline e lo stigma nell’olivo è regolato da proteine e molecole biochimiche specifiche che lavorano insieme per garantire la germinazione solo del polline compatibile. Queste molecole, prodotte sia dal polline che dallo stigma, agiscono come ‘chiavi’ e ‘serrature’ molecolari. Se il polline e lo stigma condividono lo stesso codice genetico, il polline viene riconosciuto come incompatibile e la germinazione è bloccata, favorendo così la diversità genetica.

Quando il polline è compatibile, germina formando il tubo pollinico, che attraversa lo stilo per trasportare le cellule spermatiche agli ovuli, dove avviene la fecondazione. Talvolta, anche in assenza di fecondazione, l’impollinazione può stimolare la formazione di pseudodrupe (olive passerine), prive di seme e con limitata produzione di olio, ma spesso soggette a cascola.

Un ulteriore livello di complessità è dato dall’auto-incompatibilità gametofitica (GSI – Gametophytic Self-Incompatibility), un meccanismo biologico che impedisce l’autofecondazione. Questo sistema, controllato da geni specifici presenti nel polline e nello stigma, riconosce la somiglianza genetica e blocca la crescita del polline.

Gruppi genetici e compatibilità

Ogni varietà appartiene a un gruppo genetico di compatibilità: varietà dello stesso gruppo tendono a non fecondarsi efficacemente tra loro, mentre varietà appartenenti a gruppi differenti possono impollinarsi con successo. Questo aspetto ha importanti implicazioni pratiche. Ad esempio, Leccino e Frantoio, due varietà molto diffuse e produttive, appartengono entrambe al gruppo G1 e, di conseguenza, non si impollinano in modo efficace tra loro. L’introduzione di varietà compatibili, come il Pendolino (gruppo G2), utilizzato come donatore di polline, può migliorare la fecondazione incrociata.

Questa strategia è cruciale negli oliveti monovarietali, dove la coltivazione di una sola varietà può portare a rese produttive scarse in assenza di un’impollinazione efficace.

La pianificazione agronomica deve tenere conto non solo della compatibilità genetica tra le varietà, ma anche della sincronizzazione della fioritura: affinché l’impollinazione abbia successo, è fondamentale che le varietà coinvolte fioriscano nello stesso periodo o con una sufficiente sovrapposizione temporale.

Se una varietà fiorisce troppo presto o troppo tardi rispetto all’altra, la fecondazione incrociata può risultare inefficace.

Altro fattore critico è rappresentato dai cambiamenti climatici, che stanno alterando i calendari fenologici.
L’anticipo o il ritardo della fioritura, causati da inverni miti o primavere instabili, può compromettere la sincronia tra varietà impollinatrici, come pure, temperature elevate durante la fioritura possono ridurre la vitalità del polline, alterarne la qualità o limitarne la produzione, diminuendo così le probabilità di fecondazione.

Anche eventi come piogge prolungate o vento insufficiente possono impedire al polline di raggiungere efficacemente gli stigmi.

La capacità di fecondazione

Le varietà di olivo si classificano in tre categorie in base alla loro capacità di autofecondazione:
Autocompatibili: varietà come il Frantoio e il Leccio del Corno sono capaci di produrre frutti anche in assenza di altre cultivar. Questa capacità è legata all’autogamia, ovvero la possibilità di fecondarsi autonomamente grazie alla compatibilità tra il proprio polline e i propri ovuli.

Parzialmente autocompatibili: varietà come il Pendolino e l’Ascolana tenera possono fecondarsi utilizzando il proprio polline, ma la produzione di olive aumenta significativamente in presenza di varietà impollinatrici compatibili.

Auto-incompatibili: varietà come il Leccino, il Moraiolo e la Taggiasca non riescono a produrre frutti utilizzando esclusivamente il proprio polline.

L’autoincompatibilità può essere causata da diversi fattori, tra cui polline non vitale o insufficiente, incompatibilità genetica che impedisce la fecondazione tra fiori della stessa cultivar, oppure problemi strutturali, come il ritardo nello sviluppo del tubo pollinico.

A complicare l’impollinazione e l’allegagione poi ci si mette anche l’aborto ovarico, assenza o sviluppo incompleto dell’ovario. Avviene 30-40 giorni prima della fioritura ed è causato da competizione tra fiori per risorse limitate di nutrienti, stress idrico, eccessiva fioritura, scarsa illuminazione, malattie, alta produzione nell’anno precedente.

L’allegagione

Conclusa con esito positivo l’impollinazione, ha luogo il passaggio da fiore a frutto, ovvero l’allegagione. Solo una percentuale ridotta di fiori fecondati si trasforma in olive: da 1 a 10%, con una media tra il 2 e il 4%. Dopo la fioritura, cadono i fiori non fecondati o non vitali, seguiti da una cascola naturale delle olive più deboli. È solo dopo circa due settimane che si può stabilire con certezza quali frutti siano allegati.

I nutrienti essenziali

Durante la fioritura e l’allegagione, l’olivo manifesta un elevato fabbisogno di nutrienti essenziali come azoto, fosforo, potassio e microelementi, tra questi:
a) il ferro, indispensabile per la fotosintesi e la formazione della clorofilla;
b) lo zinco, coinvolto nella sintesi ormonale e nello sviluppo delle gemme;
c) il rame, fondamentale per la lignificazione e le difese naturali.

Un apporto insufficiente di questi nutrienti può compromettere la qualità della fioritura e lo sviluppo dei frutti.

Da fine aprile a giugno, gli olivi possono sperimentare temporanee carenze di azoto. Per questo motivo, è importante valutare una fertilizzazione azotata, tenendo conto della disponibilità di acqua nel suolo e della capacità della pianta di assorbire il fertilizzante. Eventuali segnali di carenza, come decolorazioni delle foglie e il carico previsto di fiori e olive, vanno attentamente monitorati, dato che l’azoto è assorbito principalmente dalle giovani foglie.

Per evitare squilibri, inclusi eccessi che potrebbero causare la caduta dei fiori o una crescita vegetativa eccessiva, si consiglia di applicare fertilizzanti azotati come l’urea a basso contenuto di biureto. Gli interventi dovrebbero essere eseguiti in due momenti:

1. circa 10 giorni prima della fioritura, per migliorare la fertilità e la qualità della fioritura;
2. dopo l’allegagione, quando i frutti sono allo stadio ‘grano di pepe’, per ridurre la cascola precoce.
Contestualmente, è possibile applicare il boro in soluzione, con concentrazione non superiore allo 0,1%, durante la mignolatura e quindici giorni dopo la fioritura.

Il secondo intervento è meno rilevante rispetto al primo. Interventi successivi ad agosto o settembre non apportano benefici in termini di aumento della produzione. Mentre i fertilizzanti forniscono nutrienti essenziali per la crescita e la produttività dell’olivo, i corroboranti, come il distillato di legno, le alghe, i polisaccaridi e gli amminoacidi, mirano a stimolare o rafforzare la pianta.

Conclusione

La coltivazione dell’olivo richiede conoscenze agronomiche, biologiche e climatiche per garantire una produzione ottimale. La pianificazione agronomica deve tener conto della compatibilità tra cultivar, della sincronizzazione delle fioriture e degli effetti dei cambiamenti climatici, oltre che degli aspetti nutrizionali della pianta.

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Tags: Aipo, Enzo Gambin, fecondazione, fioritura, impollinazione, in evidenza, olivicoltura, olivo

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